Apre Casa Maia, il rifugio per le donne

La struttura dalla prossima settimana ospiterà vittime di maltrattamenti. Allestita a Giulianova, è la seconda in Abruzzo

TERAMO. Apre la prossima settimana ‘Casa Maia’, la seconda casa-rifugio in Abruzzo (la prima è in provincia dell’Aquila) per le donne vittime di violenza e i loro figli. La struttura dispone di 8 posti e sarà autogestita col supporto di 9 operatrici. L’accesso avverrà tramite i tre centri antiviolenza di Teramo, Pescara e Chieti e, oltre all’ospitalità gratuità, garantirà i servizi di collegamento con strutture socio-sanitarie, il sostegno psico-sociale e nel disbrigo di pratiche in enti e servizi. Finanziata con 400mila euro dal Dipartimento per le pari opportunità, la Casa aprirà in via sperimentale per 20 mesi, in attesa di nuove risorse dal rifinanziamento della legge regionale del 2006 e dai piani nazionali antiviolenza previsti dalla legge sul femminicidio.

Ieri mattina, in Provincia l’‘inaugurazione virtuale’ di Casa Maia che sarà a Giulianova (l’indirizzo esatto resta nascosto per ragioni di sicurezza). «E’ un giorno importante» ha detto l’assessore provinciale alle politiche sociali, Renato Rasicci, «perchè colmiamo un vuoto offrendo un servizio fondamentale per le donne vittime di violenza e per i loro figli». A salutare l’apertura di Casa Maia il presidente Valter Catarra, la consigliera regionale di parità, Letizia Marinelli, i rappresentanti degli enti coinvolti nel partenariato (la Provincia è capofila) che ha consentito di realizzare il progetto, le responsabili dei tre centri antiviolenza e le operatrici che lavoreranno nella struttura.

La presentazione è stata l’occasione per illustrare i dati sulla violenza contro le donne raccolti dai tre centri antiviolenza. Nel 2013 sono quasi 400 i casi segnalati: 38 a ‘La Fenice’ Teramo, 50 all’associazione Alfha di Chieti e 311 al centro Ananke di Pescara. Per lo più donne italiane (dal 69% di Chieti al 78% di Teramo), le vittime hanno nella maggior parte dei casi tra i 30 e 50 anni e subiscono maltrattamenti psicologici (in media il 30%), nella sfera economica (tra il 18 e il 34%) fino alla violenza fisica (oltre il 30%) e sessuale (circa il 5%). I carnefici sono mariti, conviventi o ex compagni (sopra il 60%), troppe volte uomini dall’apparente ‘normalità’ (il 71%, secondo i dati de La Fenice’, non ha patologie evidenti) dietro cui si celano odio e ossessione per la compagna.

Fabio Marini

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