Asl Teramo, Varrassi condannato perchè "si è appropriato dell’auto blu"

Le motivazioni con cui il tribunale ha condannato l’ex manager Asl a tre anni e due mesi per peculato e abuso d’ufficio

TERAMO. Sono due i passaggi chiave delle 41 pagine con cui i giudici di primo grado motivano la condanna dell’ex manager dell’Asl Giustino Varrassi e blindano le accuse della procura. Scrivono che «ha avuto luogo la sottrazione continuativa del bene appartenente alla pubblica amministrazione per un considerevole periodo» in riferimento all’auto blu e che «l’intersezione tra i tempi del procedimento selettivo e le vicende personali di Robimarga depongono inequivocabilmente nel senso della violazione del divieto di favoritismi sancito dal principio di imparzialità amministrativa».

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Ad ottobre l’ex direttore generale è stato condannato a tre anni e due mesi per il peculato dell’auto di servizio usata per il tragitto casa-lavoro (la procura contesta 670 viaggi), per l’utilizzo dell’autista e per l’abuso d’ufficio per la promozione dell’urologo Corrado Robimarga. Per l’accusa di abuso d’ufficio, relativamente alla delibera di selezione, sono stati condannati a 4 mesi anche gli ex direttori sanitari e amministrativi Camillo Antelli e Lucio Ambrosi. Condannato ad un anno l’ex autista Giovanni Lanci imputato per i reati di appropriazione indebita, falso e truffa. A processo per abuso d’ufficio erano finiti anche i dirigenti Maurizio Di Giosia (nel frattempo diventato direttore amministrativo), Vittorio Scuteri, Corrado Foglia e Gabriella Palmeri, componenti della commissione disciplinare chiamata a decidere sul procedimento per Robimarga allora coinvolto in un'altra inchiesta: tutti e quattro sono stati assolti perchè il fatto non sussiste.

L’auto blu. Nell’ambito del procedimento sull’auto blu il pm Davide Rosati (titolare dei due fascicoli poi riuniti) aveva chiesto gli arresti domiciliari per Varrassi che nel frattempo aveva risarcito la Regione: richiesta, quella dei domiciliari, che all’epoca venne respinta dal gip. Scrivono i giudici (collegio presieduto da Giovanni Spinosa, a latere Sergio Umbriano e Carla Fazzini) a pagina 16 delle motivazioni: «La distrazione dell’auto dalle esigenze di servizio rispondeva a una scelta di vita del Varrassi che, pur nominato direttore generaledell’Asl di Teramo, ha continuato a vivere all’Aquila e risolto la sua organizzazione di vita appropriandosi dell’auto stessa. In ordine al profilo qualificativo della fattispecie va rilevato che non si sono verificati singoli episodi distrattivi corrispondenti nella consistenza numerica ad altrettanti spostamenti effettuati nel tragitto di andata e di ritorno dalla dimora del Varrassi al luogo di espletamento dell’attività lavorativa, ma ha avuto luogo una sottrazione continuativa del bene appartenente alla pubblica amministrazione per un considerevole periodo. Difatti il veicolo avrebbe dovuto restare a completa disposizione dell’ente in ogni momento e dunque essere custodito presso l’area di deposito sottostante al presidio sanitario di Teramo. Tuttavia la vettura veniva sistematicamente ricoverata, anche nei giorni festivi e prefestivi nelle pertinenze dell’abitazione personale dellautista Lanci». E aggiungono: «Tale consolidata prassi va imputata esclusivamente al Varrassi non essendovi spazio per ritenere ragionevolmente che potesse scaturire da una decisione autonoma di un sottoposto con funzioni meramente esecutive nè che potesse essere scrupolosamente osservata tanto a lungo dal dipendente senza attirarsi le rimostranze del superiore».

Caso Robimarga. Per il caso dell’ex assessore comunale e urologo Robimarga la procura ha sempre sostenuto che gli allora vertici della Asl avessero affidato la direzione dell’unità di Giulianova a Robimarga a dispetto dell’inchiesta penale che aveva da poco coinvolto il medico. Robimarga in primo grado è stato condannato a tre anni ed otto mesi per peculato, truffa e falso, ma i giudici d’appello hanno cancellato il reato di peculato, confermando la truffa e falso e dimezzando la pena ad un anno ed otto mesi.

Scrivono i giudici nelle pagine 35 e 36: « La coscienza e la volontà della strumentalizzazione della funzione pubblica in vista del perseguimento di un interesse diverso da quello giustificativo dell’attribuzione dei poteri connessi è assistita dal dolo intenzionale del Varrassi, dell’Antelli e dell’Ambrosi nel procurare a Robimarga un vantaggio ingiusto di tipo patrimoniale. L’utilità conferita al beneficiario si concretava in disparte con l’acquisizione di una posizione di prestigio e di responsabilità con arricchimento del profilo curriculare, in una progressione economica, consistente nel percepimento di una somma di 800, 1.000 euro lordi al mese in aggiunta alla retribuzione ordinaria, mentre la pubblica amministrazione subiva un danno derivante dall’immissione in delicate funzioni di responsabilità di un soggetto inidoneo o comunque meno idoneo di altri a ricoprire l’incarico».

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