Assolti per le azioni ex Tercas: sentenza confermata in Appello 

La corte non ammette il ricorso della Procura, il pm aveva impugnato la sentenza di primo grado per l’ex direttore generale Di Matteo e gli allora responsabili delle aree finanza e commerciale

TERAMO. La corte d’Appello ha confermato le assoluzioni pronunciate in primo grado al termine del processo per le azioni ex Tercas. Lo ha fatto nell’udienza in programma ieri dichiarando, così si legge nel dispositivo, «l’inammissibilità» del ricorso presentato dalla Procura. Le motivazioni saranno depositate entro il mese di febbraio.
Il pm Enrica Medori (titolare del fascicolo) aveva impugnato in Appello le assoluzioni dell’ex direttore generale Antonio Di Matteo e degli allora responsabili dell’area finanza Lucio Pensilli e dell’area commerciale Alessio Trivelli. Fuori dal ricorso erano rimasti gli altri 25 assolti tra dipendenti e direttori di filiali. L’accusa per tutti (nel 2018 assolti in primo grado perché il fatto non costituisce reato) era quella di truffa per aver venduto nel 2011, prima del commissariamento della banca, azioni spacciandole per investimenti ad un anno con un rendimento garantito.
Nelle sue motivazioni il giudice di primo grado Flavio Conciatori aveva sottolineato, proprio in considerazione del tipo di reato contestato, l’assenza di ogni dolo da parte dei 28 imputati. E a questo proposito così aveva scritto il pm nell’Appello: «Se può condividersi il ragionamento del giudice in ordine alla mancanza dell’elemento soggettivo per tutti gli operatori di filiale, lo stesso non può dirsi per il direttore generale Di Matteo, per il responsabile dell’area finanza Pensilli e per il responsabile dell’area commerciale Trivelli. In sostanza la profonda gerarchizzazione della banca ha indotto gli operatori ad assecondare la volontà insindacabile del direttore generale, rendendosi di fatto strumento operativo dell’intento truffaldino di quest’ultimo mediante la forzatura dei formulari Mifid e l’informazione incompleta fornita ai clienti, necessari per attuare in tutta fretta (in soli 20 giorni) una raccolta di denaro così ingente».
Di Matteo era assistito dall’avvocato Gianni Falconi che così commenta: «La corte d’Appello ha confermato la sentenza del tribunale di Teramo. Ha definitivamente accertato nel merito la piena legittimità della condotta di Antonio Di Matteo sia nei confronti della Banca Tercas sia verso i risparmiatori nei cui confronti ha sempre operato con lealtà e professionalità».
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