Atri, un palazzo abusivo di cemento nell'oasi dei calanchi

11 Ottobre 2010

L'edificio di tre piani è ancora in piedi, a un anno e mezzo dalla denuncia del 'Centro'. Il Comune sospende i lavori ma non lo fa demolire

ATRI. Il casermone in cemento spuntato tra i calanchi è ancora in piedi. Ad oltre un anno e mezzo dalla pubblicazione sul Centro di un articolo che denunciava la presenza di una grossa palazzina in costruzione sul crinale di un calanco, all'interno della riserva naturale regionale dei calanchi di Atri, nulla è cambiato in quel punto panoramico dell'area protetta.

Da allora i lavori per la costruzione del fabbricato sono rimasti sospesi, su disposizione dell'Ufficio tecnico del Comune di Atri, ma non s'è ancora provveduto alla demolizione della struttura in cemento come richiesto dalle locali associazioni ambientaliste. La cosa non è sfuggita ad un ingegnere di Roseto, Alberto Rapagnà, noto per le sue battaglie per il rispetto della legalità, il quale si è interessato alla vicenda avviando indagini al riguardo. «Nella riserva naturale dei calanchi c'è sì il martin pescatore (uccello che s'è scoperto di recente all'interno del parco, ndc), ma c'è anche un fabbricato realizzato in piena zona protetta ed in totale violazione delle norme urbanistiche», scrive in una nota il professionista, «infatti il Comune di Atri, dopo numerose contestazioni, è stato costretto a sospendere i lavori per la costruzione dell'immobile, senza però procedere poi all'emissione dei provvedimenti obbligatori, quali ordinanza di demolizione e revoca del permesso di costruire numero 27/08 per errata rappresentazione dello stato dei luoghi».

Rapagnà afferma di aver «rilevato una serie di sviste ed irregolarità» nella documentazione tecnico-amministrativa e nella gestione della pratica edilizia relative a quell'edificio in costruzione. Abusi che denuncerà al sindaco di Atri, Gabriele Astolfi, ed al dirigente dell'Ufficio tecnico del Comune, Gino Marcone, attraverso «un articolato esposto» che sarà presentato a breve in municipio. Il tecnico anticipa la svista secondo lui più eclatante, quella relativa al vecchio casolare al posto del quale è stato innalzato il nuovo edificio.
«Nel 1996», fa notare Rapagnà, «l'allora proprietario dichiarò d'aver fatto demolire il preesistente fabbricato rurale per costruire un nuovo immobile. Poi i lavori rimasero sospesi per dieci anni e, nel 2006, fu presentata una nuova richiesta di concessione edilizia, ma per la ristrutturazione del casolare che nel '96 era stato dichiarato come demolito».

Infine, l'ingegnere fa osservare che «il progetto iniziale da casa rurale è stato modificato in civile abitazione, con richiesta di agevolazioni per la prima casa, dal nuovo proprietario dell'attuale struttura in cemento armato e dell'area circostante».

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