Azioni Tercas, cessione a zero euro

11 Maggio 2014

Nell’accordo fra Banca Popolare di Bari e Fondazione si prevede che il titolo non varrà più niente

TERAMO. I piccoli azionisti della Tercas possono mettersi l’anima in pace: quel pezzo di carta che hanno in tasca è proprio un pezzo di carta. Valore zero. Non c’è ancora l’ufficializzazione dell’azzeramento del valore delle azioni – cosa che sarà presumibilmente certificata o nella convocazione dell’assemblea dei soci o nel corso della stessa assemblea nella relazione del commissario di Bankitalia Riccardo Sora – ma sembra questo il destino a cui andranno incontro i possessori del titolo. Che è poi quello che tutti temevano – così come era stato illustrato ai piccoli azionisti nel corso dell’assemblea indetta dalla Federconsumatori per avviare le azioni legali contro la banca – ma una conferma di tutto questo arriva indirettamente dalla relazione di bilancio della Banca Popolare di Bari nei paragrafi che riguardano l’accordo con la Fondazione Tercas per il salvataggio della banca teramana. In un passaggio viene specificato che «la Fondazione ha concesso alla Banca (la Popolare di bari ndr) la facoltà di acquisire la nuda proprietà delle azioni Tercas in suo possesso con un prezzo pari al valore di patrimonio netto, quindi con tutta probabilità a zero euro».

L’accordo parla di nuda proprietà perché l’usufrutto delle azioni, con il godimento dei diritti relativi, come è noto è stato già ceduto dalla Fondazione alla Popolare di Bari alla fine dell’anno scorso, per un prezzo simbolico di mille euro, in modo da consentire all’istituto di credito pugliese di poter partecipare all’assemblea dei soci della Tercas. Il valore delle azioni lo stabilità il commissario, ma è chiaro che se la Popolare di Bari si aspetta – e lo mette nero su bianco – che varranno zero è così che andrà a finire. E non sarà neanche una gran sorpresa per i piccoli azionisti che all’epica sborsarono 9 euro per azione prima che il titolo venisse sospeso dall’intervento di Bankitalia.

Secondo Federconsumatori, però, non è ancora detta l’ultima parola. Il presidente regionale dell’associazione ErninoD’Agostino osserva che quello stipulato fra la Popolare di Bari e la Fondazione Tercas è un accordo privato che non prefigura necessariamente l’azzeramento del valore delle azioni. «Potrebbe non valere la stessa cosa per i piccoli azionisti», sostiene D’Agostino, ma anche lui, vista la situazione patrimoniale della banca, non mostra particolare ottimismo. «Il nostro obiettivo», aggiunge «rimane sempre quello di arrivare a una soluzione negoziale che possa determinare un valore accettabile per le azioni. Ora dobbiamo solo sapere con chi avviare questo tavolo di negoziato».

Ed è forse questa, oltre che l’azione legale per il risarcimento, l’unica strada percorribile per piccoli azionisti, anche se il titolo qualche valore lo avrà comunque: detenerlo dà il diritto di partecipare all’aumento di capitale che sarà deliberato nell’assemblea dei soci che dovrebbe essere convocata a breve dal commissario Sora. E’ alquanto improbabile, tuttavia, che chi ha visto svanire i propri risparmi con la sospensione del titolo e il quasi certo azzeramento del suo valore abbia ancora intenzione, e la possibilità economica, di investire ulteriormente nelle azioni della banca.

Però il diritto resta e può anche essere venduto a chi invece parteciperà all’aumento di capitale, in primis Banca Popolare di Bari e Fondazione Tercas, l’unica che finora ha manifestato interesse a partecipare all’operazione, con una quota dell’8-10 per cento, in attesa che si scendano in campo altri soggetti, compresa la Fondazione Pescarabruzzo. Il diritto si può vendere, quindi, ma a che prezzo? Difficile stabilirlo adesso, ma quasi certamente sarà un prezzo poco più che simbolico, forse nemmeno un contentino per chi ci ha rimesso i risparmi di una vita.

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