Bancomat esplosi, processo bis per i 10 componenti della banda 

Tra di loro anche padre e figlio residenti a Tortoreto, considerati i basisti del gruppo foggiano Sono accusati dei colpi messi a segno in cinque località della Val Vibrata tra il 2016 e il 2017

ALBA ADRIATICA. Processo bis per la banda dei bancomat fatti esplodere nel Teramano. Dopo le recenti maxi condanne in primo grado (complessivamente 50 anni di carcere) per i dieci coinvolti nell’ambito di un primo troncone, ieri mattina il gup Roberto Veneziano li ha rinviati a giudizio per altri colpi avvenuti tra il 2016 e il 2017 a Tortoreto, Corropoli, Garrufo di Sant’Omero e Alba Adriatica. Sono quasi tutti residenti tra Cerignola e Orta Nova, nel Foggiano.
Alla guida del gruppo il sostituto procuratore Davide Rosati anche questa volta mette Massimo Furio,il 39enne foggiano già ritenuto al vertice dell’altra banda che, sempre con la collaborazione di due basisti locali (Pietro e Michele Intenza, padre e figlio originari di Foggia ma da tempo residenti a Tortoreto rinviati a giudizio anche ieri) avrebbe organizzato altre spedizioni nel Teramano per far esplodere bacomat e bancoposta. Anche questa volta, ha ricostruito il pm al termine delle indagini delegate ai carabinieri, in azione banditi esperti nel maneggiare esplosivi, super veloci nell’arraffare i soldi e nella fuga spesso facilitata dai chiodi lanciati in strada per fermare gli inseguitori e tutti provenienti da Cerignola, Foggia e Orta Nova. Oltre a Furio e agli Intenza, a processo vanno anche Rocco Battaglini, Francesco Miciaccia, Rocco Di Gaetano, Gabriele De Simone, Giuseppe Pugliese, Eugenio Cinquepalmi e Vincenzo Serra. L’accusa contestata a tutti è quella di furti, detenzione di materiale esplodente e danneggiamento in concorso. Un’associazione, così come la prima individuata, che sempre secondo la Procura – pur non appartenente a nessuna organizzazione criminale – aveva un modus operandi da malavita organizzata: non solo nelle gerarchie, ma anche nel sostenere le spese legali di chi viene arrestato e quelle di sopravvivenza dei familiari con una parte dei ricavi dai colpi. Tutti avrebbero avuto un proprio ruolo ben definito: dagli esecutori materiali, alle vedette fino alle staffette. A portare sulle tracce della banda è stato il ritrovamento a Tortoreto, nell’ottobre del 2018, di una macchina con targa rubata. A bordo della vettura è stato trovato un congegno esplosivo, la cosiddetta “marmotta”, e un ariete in ferro, oltre ad altri materiali per lo scasso.
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