Brucchi e Manola i più “spendaccioni”

Il budget del sindaco è di 30mila euro, 25 mila per la candidata del Pd. Solo 1500 euro per Berardini del M5S
TERAMO. La più costosa è quella di Maurizio Brucchi, la più “povera” quella di Fabio Berardini. Impegnarsi in una campagna elettorale da candidato sindaco significa anche spendere soldi. In tempo di crisi, però, le risorse disponibili sono poche e il rispetto dei cittadini spesso in difficoltà economiche impone di utilizzarle con parsimonia. Così, tutti i candidati, almeno stando a quanto dichiarato, hanno messo mano al loro portafogli e raccolto fondi con cautela.
Dall’analisi dei dati, forniti direttamente dagli aspiranti sindaco o dai loro mandatari elettorali, emerge che i costi maggiori sono stati sostenuti da Brucchi. Il suo budget è di circa 30mila euro proveniente da contribuzioni proprie e da fondi messi a disposizione da sostenitori. Una quota consistente della somma è stata destinata alla sede elettorale. «Abbiamo stampato solo il materiale necessario per informare i cittadini sul programma che abbiamo inviato nelle loro case», osserva Brucchi, «riducendo il numero di vele, poster pubblicitari e spot». Il sindaco uscente ha puntato molto sul contatto diretto con i cittadini durante il suo primo mandato. «Comunicare è importante», conclude, «ma gli elettori hanno potuto valutarmi in questi cinque anni di amministrazione».
E' di 25mila euro, invece, il budget elettorale di Manola Di Pasquale. La candidata di Pd e “Teramo cambia” ha finanziato con proprie risorse economiche la maggior parte della spesa, per circa 15mila euro. La quota restante della somma è stata messa a disposizione dai candidati consiglieri e da sostenitori, con contribuzioni a titolo personale. Il budget è stato investito per circa 10mila euro in manifesti, locandine, “santini” e altro materiale cartaceo di propaganda. Altri cinquemila euro sono stati destinati alla pubblicità in Tv, mentre quattromila euro sono stati assorbiti dall'affitto della sede. La quota rimanente è servita per le spese di gestione, come cancelleria, bollette e spostamenti, e per i compensi di alcuni collaboratori a prestazione occasionale. «Ho scelto di coprire personalmente la maggior parte dei costi per non avere condizionamenti e poter restare libera», afferma la candidata, «la somma stanziata ha garantito il giusto equilibrio tra la necessità di comunicare il programma tenendo il contatto con l'elettorato e l'esigenza di fare una campagna etica, senza eccessi».
Berardo Rabbuffo (“Libera Teramo”, Centro democratico e Liberali) non ha accettato sponsor. Ha speso 12mila euro di tasca propria. La sede elettorale gli è stata concessa in comodato gratuito, per cui la somma impegnata è servita per pagare i passaggi televisivi del suo spot e manifesti, volantini e “santini” per tutti i candidati delle sue due liste. «Ho pagato da solo», spiega, «perché non voglio condizionamenti e dover riconoscere qualche privilegio ai finanziatori».
E’ di poco superiore ai 10mila euro la cifra investita da Gianluca Pomante, candidato dei movimenti civici. Le principali voci di spesa hanno riguardato l’affitto e l’allestimento della sede elettorale (circa duemila euro), i servizi fotografici e video (1.800 euro), la grafica e i costi di tipografia (1.500 euro), gli spazi pubblicitari su riviste e quotidiani (1.600 euro) e gli spot in tv (1.500 euro).
Graziella Cordone ha speso cinquemila euro. «Ci siamo autotassati pagando una quota mensile», spiega la candidata di “Città di virtù” e “Sinistra PartecipAttiva”, «e abbiamo organizzato una cena di autofinanziamento con i nostri sostenitori». La somma raccolta è stata in gran parte utilizzata per l’affitto della sede, costata 1.200 euro per tutto il periodo di utilizzo e condivisa con il candidato alla Regione Valdo Di Bonaventura, per l’allestimento dello spazio, i manifesti e gli spot televisivi. I costi sostenuti da Giorgio Giannella ammontano, invece, a circa tremila euro. Si tratta di una somma derivante da un paio di cene di autofinanziamento e da contributi raccolti con le adesioni al progetto “Prospettiva Comune”. La cifra è stata per metà destinata al pagamento della stampa di volantini, manifesti e “santini” e per la parte restante divisa tra spot televisivi e costi di gestione d’incontri e iniziative.
Fabio Berardini (Movimento 5 Stelle) ha speso 1.500 euro, derivati da donazioni via web, cene di autofinanziamento e autotassazione. «Per scelta non abbiamo fatto pubblicità su giornali e tv», afferma, «limitandoci ad utilizzare gli spazi autogestiti su Raitre». La somma è stata utilizzata, dunque, per manifesti, “santini” dei candidati consiglieri, imposte di affissione e pubblicità audio. La sede del movimento è stata concessa in comodato gratuito.
Gennaro Della Monica
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