<strong>Notte violenta. </strong>Oggi dal giudice i due teramani arrestati, la polizia trova i testimoni

Caccia agli otto complici

Bar devastato, spuntano le immagini delle telecamere

TERAMO. E' caccia agli altri otto complici della spedizione punitiva al Cafè Boromei. Dopo la notte di violenza in centro storico conclusa con due arresti e una donna ferita, la polizia indaga a 360 gradi per dare un volto anche agli altri componenti del gruppo che armato di spranghe di ferro e bastoni ha danneggiato le vetrine del locale e numerose auto parcheggiate.

Per questo gli investigatori hanno raccolto le testimonianze di alcuni residenti di via Brigiotti e via Milli che potrebbero aver visto il gruppo di giovani incappucciati avvicinarsi al bar. Un altro importante aiuto alle indagini potrebbe arrivare dalle immagini catturate da alcune telecamere della zona che hanno ripreso la spedizione punitiva. E la notte scorsa il centro storico è stato presidiato da numerose auto di polizia e carabinieri nel timore che potesse esserci qualche vendetta. Secondo gli investigatori, infatti, l'origine della violenta aggressione affonderebbe nel forte clima di tensione, esistente ormai da mesi in città, tra giovani appartenenti a gruppi di sinistra e gruppi di destra.

Questa mattina, intanto, Matteo Di Paolo, 23 anni, (assistito dall'avvocato Filippo Torretta) e Valerio Giannobile, 21 anni (assistito dall'avvocato Vincenzo Di Gialluca), i due ragazzi arrestati, compariranno davanti al giudice per l'udienza di convalida. Il pm Davide Rosati contesta loro il danneggiamento, la devastazione e le lesioni (solo a Giannobile). Secondo la polizia i due facevano parte del gruppo di giovani incappucciati e armati di spranghe di ferro che nella notte tra venerdì e sabato è piombato davanti al bar di via Carducci, dopo aver danneggiato alcune auto in sosta in via Milli e in via Brigiotti, colpendo con le spranghe le vetrine, una delle quali già lesionata dal precedente lancio di un mattone.

L'allarme è scattato intorno alle 2.30. A quell'ora nel locale c'erano i genitori del titolare Marco Boromei e alcuni giovani. I primi ad uscire sono stati proprio i genitori: quando hanno messo piede fuori si sono trovati davanti i ragazzi con i volti coperti che brandivano spranghe di ferro e urlavano.  La donna è stata colpita ad un dito mentre cercava di ripararsi. La prognosi è di 15 giorni. Secondo la polizia sarebbe stata colpita con una spranga. Una versione che Filippo Torretta, il legale di uno dei due, smentisce. «Non ci risulta che la donna sia stata colpita con una spranga», dice, «probabilmente la frattura del dito è frutto di una colluttazione». E intanto la famiglia Boromei, titolare del bar, ha affidato all'avvocato Nello Di Sabatino l'incarico per costituirsi parte civile. (d.p.)

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