Campli, la sposa chiede cinquemila euro per le finte nozze col marocchino irregolare

Denunciati per falso. Lo straniero puntava ad ottenere la cittadinanza italiana. Beffa per la ragazza di Montorio: non aveva incassato il compenso

CAMPLI. Smascherato dai carabinieri un finto matrimonio per ottenere la cittadinanza italiana. E per la falsa moglie, una ragazza di Montorio, oltre al danno c’è la beffa: i cinquemila euro che il marito marocchino le aveva promesso come compenso non li ha mai intascati. Il piano ideato dall’extracomunitario, da una decina di anni in Italia, è saltato dopo che tra moglie e marito i carabinieri hanno messo il dito. I militaridella stazione di Campli, guidati dal maresciallo Mimmo Sammarco, dopo mesi di indagini hanno denunciato due persone, il marocchino O.M. di 46 anni, residente a Campli, e V.C. di 27 anni, italiana, residente a Montorio al Vomano. Per i due sposi mai innamorati l’accusa è di concorso in falsità ideologica.

L’indagine dei militari ha preso spunto da una lettera inviata dalla prefettura di Teramo al comando stazione dei carabinieri, con la quale si chiedeva di procedere al compimento degli atti burocratici necessari al rilascio della cittadinanza italiana al nordafricano, che aveva avanzato richiesta in tal senso al prefetto. Le carte, all’apparenza, sembravano a posto. Di fatto lo erano, di diritto no. I carabinieri camplesi, però, anziché liquidare la pratica subito, hanno avviato una serie di accertamenti scoprendo che, in realtà, la donna presa in moglie non aveva mai messo piede in casa del marito straniero, che conosceva appena. Si è anche appurato che alla giovane erano stati promessi cinquemila euro, che sarebbero stati saldati dal marocchino solo dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana (che si consegue dopo due anni dal matrimonio tra un italiano ed uno straniero o apolide). L’anello al dito di lei il marocchino, che svolge un regolare lavoro come dipendente di una ditta, glielo aveva infilato nel 2009 con il rito civile. Purtroppo, alla fine, la mogliettina si è dovuta accontentare di uno scooter del valore di qualche centinaio di euro. Ed alla beffa ha aggiunto ora anche i guai giudiziari.

La richiesta di concessione della cittadinanza italiana presentata dall’africano faceva seguito al permesso di soggiorno che l’uomo aveva ottenuto a suo tempo dalla questura di Teramo in forza del certificato di matrimonio, il cui vincolo era stato celebrato davanti al sindaco di Campli. Per quasi quattro anni le finte nozze hanno retto ed il marocchino è rimasto in Italia grazie al permesso di soggiorno. Ogni velleità di diventare cittadino italiano e comunitario è però sfumata mentre, per sua fortuna, anche l’eventuale annullamento del matrimonio gli renderebbe salva la permanenza sul territorio nazionale. Infatti, il permesso di soggiorno potrà continuare ad averlo rinnovato dall’ufficio immigrazione della questura di Teramo per il fatto di essere un lavoratore regolarmente assunto.

Alex De Palo

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