Cancro, 52 malati scrivono a Chiodi

L’appello drammatico al governatore contro la chiusura del dipartimento oncologico decisa dal manager Asl Varrassi

TERAMO. Un appello accorato rivolto direttamente al governatore Gianni Chiodi. Lo rivolgono i malati di cancro, che con dignità e coraggio affontano la malattia, ma che chiedono di avere strumenti adeguati per combattere la propria battaglia per la vita. Una lettera firmata da 52 persone, da malati di cancro dell’ospedale di Teramo e dai loro parenti. Tante firme, raccolte in una sola settimana.

Un messaggio per raccontare «le nostre preoccupazioni ed i nostri desideri, affinchè il difficile percorso di vita, dal momento in cui la parola cancro e la malattia neoplastica hanno ferito il nostro corpo e il nostro vissuto, possa trovare sollievo e conforto almeno in un contesto organizzativo di rispetto. Abbiamo apprezzato il suo personale impegno nel perorare la riapertura del reparto di oncologia, che la direzione aziendale aveva definitivamente chiuso (non creda alle varie scuse addotte, perché sappiamo bene che non era stato mai accorpato e che gli infermieri erano già stati tutti dirottati in altri reparti), e di questo la ringraziamo ancora. Tuttavia vorremmo e siamo qui a chiederlo, la sua opera continuasse ancora più incisivamente, attraverso il ripristino di quello che costituiva un momento di garanzia assistenziale per noi, ovvero il dipartimento di oncologia, così come presente a Pescara e Chieti, inspiegabilmente chiuso a febbraio del 2011». Nella lettera - inviata per conoscenza anche al direttore generale Giustino Varrassi - i malati spiegano che quando tutti gli specialisti che concorrono a curare un malato erano riuniti in una specie di percorso virtuale ed efficace, loro si sentivano sicuri «perchè vedevamo quei medici insieme, perché li sentivamo parlare insieme delle nostre terapie, perché costituivano un gruppo e nel gruppo, come lei ben sa, nasce sempre un’idea più forte e più competente. Sapere che a Teramo è presente un polo oncologico rappresenta una specie di faro e di garanzia per noi e per tanti come noi che eviterebbero di emigrare verso altri centri».

I malati chiedono una sanità «libera delle scelte politiche» e che si faccia carico «delle paure, della sofferenza, del dolore, della mutilazione, della solitudine ma anche della speranza. Tutto questo, caro governatore è quello che prova sulla propria pelle un ammalato di cancro. E tutto questo, caro governatore, è quello che alcuni suoi collaboratori hanno dimenticato. E tutto questo, caro governatore, è quello che con grande sacrificio ci regalano medici e infermieri dell’Oncologia, dal primario Amedeo Pancotti a tutto il prezioso personale». I pazienti chiedono dunque di riaprire il dipartimento di oncologia ma chiedono anche a Chiodi di «intercedere» con la direzione sanitaria affinchè i malati, con un pass, possano entrare in ospedale dal pronto soccorso, ora chiuso come accesso al resto dell’ospedale. Questo perchè col nuovo assetto dell’ingresso principale loro, fiaccati dalle terapie e dalla malattia, non possono salire e scendere da un’auto nelle immediate vicinanze.

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