TERAMO

Conto in Bulgaria, frate multato

Il passionista di San Gabriele spiega: «È denaro della parrocchia, non sono un evasore»

TERAMO. «L’Agenzia delle entrate mi ha contestato un reddito in Bulgaria non denunciato in Italia: il conto, però, non è mio, ma della parrocchia che gestisco e dove vi confluiscono le offerte dei fedeli. L’ho dovuto intestare a me perché le leggi bulgare non riconoscono alle parrocchie entità giuridica. Ci tengo a chiarire che non sono un evasore fiscale».

A raccontare lo strano caso è padre Salvatore Frascina, frate passionista di San Gabriele con la residenza in Italia che da 7 anni è in Bulgaria dove gestisce la parrocchia di Oresh ereditata da padre Enzo e porta avanti con altri frati una missione di solidarietà. Per le limitazioni imposte da una legge bulgara risalente al regime comunista il religioso ha dovuto aprire due conti intestati a lui per raccogliere le offerte, ma sono stati oggetto di accertamento dell’Agenzia delle entrate italiana che ha contestato «la non presentazione per il 2016 della dichiarazione dei redditi con l’indicazione delle somme nel quadro Rw per il monitoraggio fiscale».

Padre Salvatore ha fornito, ai fini della qualificazione di quello che è stato definito investimento estero, la documentazione che ne accerta la provenienza. «Ogni parrocchia ha un fondo e in accordo con il vescovo della diocesi di Nicopoli ho aperto i conti che mi sono stati girocontati da padre Enzo che uso solo per le spese della parrocchia», prosegue padre Salvatore, «ho presentato gli atti, la dichiarazione del vescovo della missione, le prove che i fondi non sono riconducibili ad attività lavorative, ma a offerte e che in Bulgaria le parrocchie non hanno entità giuridica». Ma l’Agenzia delle entrate ha riscontrato ugualmente la violazione comminando la sanzione di 664,86 euro riducibili a 221,62 euro.

«Non obietto la legge italiana e il lavoro giusto operato dall’agenzia fiscale», conclude, «ma il mio, come quello di altri frati in Bulgaria, è un caso particolare che dovrebbe essere preso in considerazione singolarmente. Quei soldi non sono miei redditi, ma risorse per la comunità dove regna la povertà. Non sono un evasore fiscale, ma vittima di un equivoco che l'Agenzia delle entrate si ostina a non voler chiarire nonostante la documentazione presentata».

Adele Di Feliciantonio