Corona, niente libri-gioiello

Donazione annullata: «I politici pensano solo alle sagre»
Un mecenate deluso dai politici e preziose pubblicazioni che non arriveranno più alla biblioteca Dèlfico di Teramo. Il mecenate è il teramano Fernando Corona, raffinato editore e bibliofilo. La donazione svanita aveva per oggetto l'edizione originale della rivista futurista "Lacerba", fondata a Firenze nel 1913 da Giovanni Papini e Ardengo Soffici, e il Libro Bullonato di Depero, un'opera d'arte fatta libro, con una rilegatura inventata dallo stesso artista futurista, utilizzando bulloni da meccanico, in ossequio alla passione dell'avanguardia italiana per le macchine. Una donazione che non avverrà, a meno che i politici, per una volta, non restino fuori dalla passerella.
L'ANTEFATTO. Fernando Corona, imprenditore illuminato, da tempo vive a Firenze, dove nel 1999 acquistò la storica casa editrice Vallecchi, salvandola dal fallimento. Corona prese per mano la gloriosa ditta fondata da Attilio Vallecchi nel 1913, rilanciandola grazie anche all'intelligente apertura verso collaborazioni di artisti e designers, e soprattutto grazie a una colta operazione di riedizione di titoli importanti del catalogo vallecchiano, come la rivista "Lacerba". Nella primavera di due anni fa Corona, rimasto molto legato a Teramo (dove risiedono i genitori Ugo e Velia), donò alla biblioteca provinciale Melchiorre Dèlfico quattordici pregevoli volumi, tra i quali la rara cinquecentina Biblia Bibliorum, una Bibbia latina stampata a Lugduni (l'odierna Lione), nel 1541, dal tipografo-editore Jean Marechal. Pezzi della sua collezione personale, acquistati da antiquari e nelle aste. In quell'occasione Fernando Corona, unito da un rapporto di reciproca stima al direttore della Dèlfico, Luigi Ponziani, promise altre liberalità, da effettuare annualmente. In particolare l'editore aveva deciso di donare alla biblioteca teramana, per il 2009, anno del centenario del Manifesto Futurista di Marinetti, l'edizione originale della rivista Lacerba e il Libro Bullonato di Depero.
Quella donazione però non è più avvenuta, e lo stesso Corona spiega al Centro il perché: «Mi sono fermato, non dono più niente, non per tirchieria ma per una situazione precisa che mi ha molto deluso. Gli assessori alla cultura, specie quelli del centrodestra, dovrebbero essere chiamati assessori alle sagre e alle feste di piazza. La cultura è un'altra cosa». Sembrerebbe un semplice attacco alla controparte politica, ma la storia personale di Corona dice altro: il giovane Fernando era infatti segretario teramano del Fronte della Gioventù, nonché componente della direzione regionale del Movimento sociale italiano e del comitato centrale del partito di Almirante. «Ma da tempo sono un cane sciolto», precisa.
ARTIGLI DELL'AQUILA. La delusione nasce un anno fa, quando Corona decide di fare qualcosa dopo il terremoto dell'Aquila. «Il giornalista Fabrizio Paladini, caporedattore di Panorama, mi chiamò proponendomi di fare un libro sulla città colpita dal sisma, una raccolta di interviste accompagnata da un reportage fotografico di Massimo Sestini. Tutti abbiamo lavorato gratuitamente al libro, intitolato "Gli artigli dell'Aquila", pensando di destinare il ricavato delle vendite alla città devastata dal sisma». Corona si mise in moto, chiamò l'assessore regionale alla cultura Mauro di Dalmazio, chiedendogli il semplice patrocinio. «Invece l'assessore s'infervorò. In un incontro di fine agosto 2009 Di Dalmazio disse che bisognava fare una presentazione importante, coinvolgere gli enti per l'acquisto di copie, creare un comitato, comprendente il rettore dell'Università aquilana, per istituire borse di studio da finanziare con il ricavato del libro. Poi, dopo uno scambio di mail, non è successo più nulla».
Intanto, a ottobre 2009, il libro "Gli artigli dell'Aquila" esce nelle librerie, in vendita a 16 euro. «Ho inviato lettere a molti enti, invitandoli ad acquistare il volume almeno come strenna natalizia. In tanti hanno aderito, perfino dalla Sardegna, comprando 20-30 copie. I soli enti che non hanno risposto sono la Regione Abruzzo, la Provincia e il Comune di Teramo e la Tercas. Abbiano stampato 15mila copie sulla base delle assicurazioni di Di Dalmazio. La maggior parte è rimasta in magazzino».
LA DELUSIONE. Il comitato non è mai nato, e la "presentazione importante" si è fatta solo la primavera scorsa, dopo una telefonata di Paladini all'assessore regionale. «Fabrizio tornò appositamente dall'Afghanistan. Per una presentazione con una dozzina di persone appena», continua amareggiato il capo della Vallecchi. «Comunque dissi al rettore aquilano che la Vallecchi avrebbe ugualmente fatto una donazione all'Ateneo, indipendentemente dall'ammontare delle vendite. Di Dalmazio non l'ho più chiamato e lui non si è fatto più sentire. La mia disistima verso i politici, assessori alla cultura improvvisati, è totale. Sono assessori al nulla, provengono da un'area come Forza Italia in cui l'ignoranza regna sovrana».
Una delusione che ha fatto cambiare idea a Corona sulla donazione: «La scelta di due anni fa fu dettata dalla stima per il lavoro di Luigi Ponziani nella biblioteca della Provincia. Ma non voglio più incrociare gli assessori alla cultura. Che restino alle feste e alle sagre. Solo se Ponziani avrà la delega a firmare l'atto di donazione, questa potrà avvenire. Ma saranno presenti solo la Vallecchi e il direttore della biblioteca Dèlfico. E basta».
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