Curti sfregiato, aperta l'inchiesta

Colpito al volto con una lametta, la procura acquisisce la cartella clinica


TERAMo. La procura indaga sullo sfregio in carcere a Guido Curti. Un'altra inchiesta corre parallela a quella per il crac Di Pietro, la bancarotta da 15 milioni di euro con i soldi finiti all'estero.

Curti, 50 anni, è uno dei quattro imprenditori finiti in carcere nell'ambito della maxi indagine sui fallimenti pilotati che ha portato al sequestro delle quote di tre società, tra cui la Kappa Immobiliare e la De Immobiliare Srl che avevano sede legale nello studio Chiodi-Tancredi, quello del presidente della giunta regionale e del suo socio commercialista Carmine Tancredi. Società, controllate al 99% da sodalizi ciprioti, che per l'accusa sono le tappe finali dei soldi provenienti dai fallimenti.

Tancredi, che non è indagato, è stato tirato in ballo da Curti e dall'altro arrestato Maurizio Di Pietro nel corso di un lungo interrogatorio con il pm Irene Scordamaglia: secondo i due era lui a decidere le operazioni ritenute illecite dalla procura. Curti è stato ferito da un tunisino che lo ha colpito con una lametta nascosta in bocca: due tagli sulle guance che i medici dell'infermeria di Castrogno hanno medicato con dieci punti di sutura ciascuno. La procura indaga per lesioni volontarie aggravate dall'uso d'arma impropria (la lametta): si procede d'ufficio e non su querela di parte.

La squadra di polizia giudiziaria ha già acquisito la cartella clinica e non è escluso che nelle prossime ore vengano sentiti i primi testi per ricostruire nei particolari tutta la vicenda. Per ora non sarebbero emersi collegamenti con l'altra inchiesta, ma le indagini aperte vogliono fare chiarezza anche su questo. Il fascicolo è a firma del procuratore Gabriele Ferretti, ma non è escluso che possa essere assegnato al pm Scordamaglia che è titolare dell'inchiesta sui fallimenti pilotati.

Secondo una prima ricostruzione del fatto sembra che sia avvenuto durante la notte e che Curti sia stato colpito mentre dormiva. Qualche minuto prima l'imprenditore teramano era entrato nel bagno e qui aveva trovato il tunisino a terra e con un sacchetto sulla faccia. L'uomo, dopo averlo soccorso, sarebbe tornato a letto. Qui il compagno di cella lo ha aggredito sfregiandolo con una lametta nascosta in bocca.

A rivelare l'inquietante episodio è stato un detenuto in una lettera recapitata alla redazione teramana de il Centro lo stesso giorno della pubblicazione della notizia. «Lo straniero voleva suicidarsi», ha scritto il detenuto G.F. nella missiva, «l'imprenditore ha aiutato questa persona a non farlo, ma lo straniero ha dato di matto prendendo una lametta che teneva nascosta in bocca ed ha sfregiato il viso dell'imprenditore».

Curti e Di Pietro sono gli unici ancora in carcere: qualche giorno fa il gip Marina Tommolini ha respinto per la seconda volta in un mese la richiesta di scarcerazione. Anche il tribunale del Riesame ha respinto il ricorso presentato dalla difesa (l'avvocato Cataldo Mariano) accogliendolo solo per Loredana Cacciatore, la moglie di Curti.

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