E' il presidente della Fondazione CariVerona

Principale azionista italiano di Unicredit, gestisce un impero industriale

TERAMO. Paolo Biasi per ora non ha intenzione di dimettersi dal suo incarico più prestigioso cioè quello di presidente della Fondazione Cariverona: l'avviso di conclusione delle indagini gli lascia infatti trenta giorni di tempo per la presentazione delle memorie difensive in attesa che la Procura si esprima sul suo rinvio a giudizio.

Ma la bufera giudiziaria che si abbattendo sul banchiere veneto rischia lo stesso di scompigliare le carte in tavola ai vertici della Fondazione Cariverona, il principale azionista italiano di Unicredit (ne possiede il 4,98 per cento). A ottobre sarà rinnovato il consiglio generale della Fondazione ma, a questo punto, potrebbe non essere più così scontata la riconferma al vertice di Biasi, finora data come certa anche grazie all'alleanza di ferro stretta con Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona e azionista di minoranza della Fondazione.  I guai di Biasi potrebbero influire addirittura sugli equilibri della stessa Unicredit, al centro di una silenziosa scalata da parte dei soci libici, operazione finora fortemente avversata sul fronte dei soci italiani proprio dall'asse Biasi-Tosi.

Paolo Biasi, ingegnere, classe 1938, da diversi anni ha conquistato uno dei primi posti nella classifica degli uomini più potenti del nord-est.

Per i veronesi, suoi concittadini, è un piccolo Cuccia, per gli altri è invece "la sfinge", per la sua intelligenza e la sua innata riservatezza, insieme al culto mai nascosto per le assicurazioni Generali.

La sua carriera ha avuto inizio con la vicepresidenza della banca Cattolica del Veneto a metà degli anni '80.  Si è poi affermato per aver unito le Casse venete e poi per averle spinte al matrimonio con la nascente Cassa di Risparmio di Torino e in seguito con Unicredit. Ha rivestito anche incarichi in Mediobanca, in Generali ed in Allianz spa. Le origini di Biasi non sono però in campo bancario: nasce infatti da una famiglia di industriali che si occupa da tre generazioni di termomeccanica ed elettronica. Il gruppo Biasi (di cui faceva parte la Bluterma di Colonnella), attiva anche nella realizzazione di materiale rotabile ferroviario e di articoli in gomma, nonché con rilevanti interessi nel settore agricolo, alimentare e immobiliare, fatturava circa 500 miliardi di lire. Ma da diversi anni sta affrontando un consistente piano di ristrutturazione.

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