Edilizia, persi 1.100 posti in quattro anni

Amicucci (Fillea): «L’ultima emergenza riguarda le imprese di costruzioni che hanno anche l’agenzia immobiliare»

TERAMO. In quattro anni sparite 448 aziende e persi più di 1.100 posti di lavoro. Un’altra cifra per chi nutre ancora qualche dubbio sul perchè i consumi interni siano fermi: persi quasi 12 milioni di euro di salari. Sono i numeri del settore edilizia nel bilancio tracciato da Silvio Amicucci, appena rieletto segretario provinciale della Fillea Cgil e oggi impegnato nel congresso regionale.

Il sindacalista sottolinea che esistono «distorsioni del mercato: c’è un forte disagio abitativo da una parte e un grande invenduto dall'altra. C'è un elemento che sta emergendo e che desta preoccupazione: le aziende che oltre alle costruzioni hanno attività nell'immobilare spesso sono in un “cul de sac”. Il bilancio è fatto di costi, ricavi e patrimonio che è costituito anche dall'invenduto: in questi anni essendo sceso il valore a metro quadro degli appartamenti, quello che risultava nel patrimonio non è più il prezzo corrente di mercato. Quindi ammesso e non concesso che un’impresa trovi chi vuol acquistare, ci deve pensare cento volte a vendere: incassa di meno delle previsioni e se ha linee di credito con le banche il bilancio va in negativo e la banca può chiedere di rientrare, per cui si rischia il fallimento. E' uno dei fenomeni che la crisi sta generando». E’ aperto un altro fronte, dunque, nella battaglia per la sopravvivenza che sta vivendo il settore, uno dei pilastri dell’economia provinciale. «E’ stato sbagliato il modello di sviluppo: c’è troppo cemento, anche negli argini dei fiumi», osserva Amicucci, «dobbiamo cambiarlo perchè è l'unico modo per far uscire il settore dalla crisi. Partendo dallo “zero consumo suolo”, visto che ormai nella fascia costiera non c'è rimasto spazio per costruire, ma anche aggredendo il disagio abitativo (c'è chi ha bisogno di una casa, ma non a prezzi alti) e avviando il recupero dell'esistente, ripensando la città. Per noi anche realizzare una pista ciclabile è lavoro. Ovviamente puntando su idee utili alla comunità. Bisogna puntare a un settore trasparente, lontano dalle infiltrazioni criminali, visto che è una tentazione per le aziende in difficoltà “l'uomo della provvidenza” che si presenta con i contanti. Nei cantieri, peraltro si vede di tutto: dai voucher all'operaio a cui si applica il contratto metalmeccanico per non pagare la Cassa edile».

Amicucci esprime preoccupazione per la situazione di aziende come Extraflex, Zecca Sud, Sicap, Iezzi Cucine, Mobil Centro, Iezzoni Porte Blindate, Concre Sud, Inerti e edilizia Della Loggia, Full Mobili, Rdb, Laterizi Fratelli Di Carlantonio, Cappa, G & D prefabbricati, Time, Europlak, Edilkamin, «più tante piccolissime fabbriche di 4-5 lavoratori che potrebbero non avere futuro lavorativo, qualora il mercato interno non riprenda rapidamente». Per salvare il settore le parole d’ordine sono «riqualificazione urbana, impegno contro il dissesto idrogeologico, energie alternative e rinnovabili, anticustico, antitermico» ma anche lavoro «sicuroe regolare. Noi vorremmo condividere tutto ciò non solo nei convegni con le associazioni datoriali e le istituzioni, ma passare ai fatti».

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