«Escluse dall’appalto ditta rivale del marito» 

I pm: la Mastropietro ha abusato del suo ruolo di dirigente per vendetta Nell’accusa entrano versamenti per 495mila euro e l’acquisto di una barca

GIULIANOVA. C’è la ditta concorrente del marito esclusa per ritorsione da una gara, c’è la barca di proprietà chiamata “Lady M.” e ci sono quei 495mila euro versati sui vari libretti postali e conti correnti a definire quella che, nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Domenico Canosa, «è una certa sproporzione tra le consistenze finanziarie e patrimoniali di Maria Angela Mastropietro rispetto alla sua posizione reddituale ufficiale». Versamenti diassegni e somme in contanti «con l’utilizzo», si legge nel provvedimento, «di banconote di vario taglio da euro 100, 50 e 20». Soldi che, ipotizzano i magistrati, sono il frutto del sistema tangenti messo in piedi dalla dirigente dell’ufficio lavori pubblici del Comune di Giulianova arrestata per corruzione insieme al marito Stefano Di Filippo, e ai due fratelli imprenditori giuliesi Andrea e Massimiliano Scarafoni. Un sistema in cui, è l’accusa dei pm Andrea De Feis e Luca Sciarretta, la dirigente era diventata una sorta di dominus pronta a chiedere soldi e incarichi per la società del coniuge in cambio di lavori e favori e in cui la stessa poteva anche decidere, per ritorsione, di escludere delle ditte assegnatarie di appalti su cui aveva delle mire il marito. C’è un caso su cui, in particolare, i pm concentrano l’attenzione proprio per evidenziare il ruolo assunto dalla dirigente. Nel 2015 la ditta Rima, quella che secondo i magistrati è di fatto gestita dal marito e dalla Mastropietro, presenta una propria offerta per i lavori di costruzione di un capannone nella zona di Castellalto proposta da una società privata. Un appalto di circa 700mila euro. Ai vari incontri Di Filippo, si legge nell’ordinanza, si presenta con la moglie che dichiara di essere una dirigente comunale. Successivamente un conoscente dell’imprenditore titolare della società, annotano i pm, «gli suggerisce con insistenza di affidare l’appalto a Di Filippo, evidenziandogli che la Mastropietro avrebbe potuto agevolarlo nel rilascio del permesso di costruire richiesto per la ristrutturazione di una sua abitazione». Il titolare della società, però, affida l’appalto ad una società diversa da quella del marito della dirigente che, scrivono i magistrati, per ritorsione esclude la ditta che si è aggiudicata l’appalto dalla partecipazione ad alcune aggiudicazioni a Giulianova.Si legge nell’ordinanza: «A seguito del suddetto appalto non già alla Rima ma ad un’altra ditta, Maria Angela Mastropietro ha successivamente abusato del suo ufficio attuando una grave azione ritorsiva nei confronti dell’altra ditta escludendo questa società in maniera ingiustificata dall’elenco delle ditte invitate dall’Area IV del Comune di Giulianova (quella diretta dalla Mastropietro (ndr) a partecipare alla procedura negoziata avente per oggetto la fornitura e posa del manto in erba sintetica necessarie per il completamento della più generale ristrutturazione del campo sportivo Orsini, cosiddetto Castrum».
A fare da trave portante dell’impianto accusatorio non sono solo le intercettazioni telefoniche. Molte, infatti, sono quelle ambientali, in particolare quelle tra i due coniugi che parlano in macchina e nell’ufficio della donna.
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