Fadani, chiesti trent'anni per i tre rom

La pubblica accusa insiste: è omicidio volontario in concorso. La sentenza mercoledì

L'AQUILA. L'omicidio Fadani approda in Appello e per la procura generale i tre rom meritano trent'anni di carcere per omicidio volontario aggravato, così come chiesto in primo grado dai pm teramani. La sentenza mercoledì prossimo.

Ieri mattina davanti alla corte d'assise d'Appello aquilana (presidente Franca Bandera, a latere Luigi Catelli) il procuratore generale Romolo Como ha ripercoso le tappe di una vicenda che, nell'aprile del 2011, si è conclusa in primo grado con la condanna a dieci anni di Elvis Levakovic, il rom che sferrò il pugno mortale al giovane imprenditore albense Emanuele Fadani e con l'assoluzione di Danilo Levakovic e Sante Spinelli, gli altri due nomadi che la sera dell'omicidio erano con lui. Per Elvis il massimo della pena prevista per il preterintenzionale (al termine di un rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo), mentre per gli altri due assoluzione per non aver commesso il fatto. Quello di Fadani, per il giudice di primo grado, non è stato un omicidio volontario, così come invece ipotizzato dall'accusa che aveva chiesto 30 anni per tutti e tre. Secondo la pubblica accusa, infatti, sotto un profilo giuridico non fu un'azione individuale ma collettiva. E contro la sentenza del gup hanno fatto ricorso la procura teramana (il procuratore Gabriele Ferretti e il pm Roberta D'Avolio) e le parti civili. Nella sua riquisitoria Como è stato chiaro: se la Corte dovesse optare, come successo in primo grado, per l'omicidio preterintenzionale, il pg ritiene che i tre imputati vadano comunque condannati per concorso: 14 anni per Elvis, 16 ciascuno per Danilo Levakovic e Sante Spinelli (per loro la pena é maggiorata per effetto di una specifica recidiva).

Dopo Como e le parti civili (rappresentate dagli avvocati Gabriele Rapali e Alessia Moscardelli), è stata la volta della difesa: Fedele Ferrara per Elvis Levakovic e Piergiuseppe Sgura per Sante Spinelli e Danilo Levakovis. I due avvocati hanno chiesto la conferma della condanna di primo grado. Fadani, 38 anni, imprenditore di Alba, venne ucciso la sera del 10 novembre del 2009 davanti ad un bar di Alba Adriatica, colpito da un pugno sferratogli da uno dei tre rom con cui aveva avuto un litigio. Il caso scatenò una sommossa popolare contro la comunità rom. Per due giorni ci furono cortei e manifestazioni di protesta davanti alle abitazioni dei nomadi, nel cuore di Alba.

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