Famiglie e imprese sempre più indebitate

In provincia ci sono quasi 400 milioni di prestiti non restituiti alla scadenza

TERAMO. Quattrocento milioni di debiti non onorati in provincia di Teramo. E' questo uno degli indicatori della morsa che attanaglia le aziende e le famiglie teramane. Il continuo aumento delle cosiddette sofferenze bancarie, negli ultimi due anni, emerge da alcune statistiche della Banca d'Italia. Accanto a questo dato c'è quello degli impieghi, cioè dei prestiti, in leggero aumento.

Gli impieghi bancari diretti sono aumentati dell'1,4% in provincia di Teramo rispetto alla fine del 2008. Ma si tratta di prestiti avvenuti soprattutto nei confronti delle imprese: la capacità di acquisto delle famiglie è ferma. Gli impieghi del sistema bancario verso le società sono invece cresciuti su base d'anno del 3,3% (2,9 miliardi di euro), conservando negli ultimi due semestri un tasso di crescita regolare (+1,6% per ciascun semestre). 

E' un dato in controtendenza rispetto a quello regionale: in Abruzzo gli impieghi diretti alle imprese (oltre 13 miliardi di euro) sono diminuiti del 2,6%, esclusivamente per effetto della contrazione degli impieghi nell'industria. In sostanza ha fatto la differenza la peculiarità del tessuto produttivo teramano, composto da piccole e medie imprese: la minore incidenza del credito verso la grande industria (e il maggior peso dell'edilizia, settore in cui la contrazione dei prestiti non è avvenuta) ha consentito una buona espansione degli impieghi.  T

utto ciò non necessariamente significa che le imprese teramane stiano meglio di quelle del resto della regione. I prestiti si chiedono per nuovi investimenti, ma non solo. Possono essere anche mutui ipotecari per consolidare i debiti, e in questo caso si tratterebbe solo di una sostituzione dell'indebitamento. 

E questo fa il paio con il dato sulle sofferenze bancarie. I dati di Bankitalia fotografano la situazione in provincia di Teramo a marzo 2010: i debiti non estinti alla scadenza dalle imprese e dalle famiglie, ammontano a 390 milioni. Ma la tendenza - in tre mesi c'è stato un aumento di 20 milioni - è confermata anche nel secondo trimestre, per cui adesso superano i 400 milioni. Nel complesso i crediti in sofferenza tra marzo 2009 e marzo 2010, sono aumentati del 34,5%, mentre nei dodici mesi precedenti c'era stato addirittura un calo del 3,9%.

Il tasso di sofferenza medio sugli impieghi sale così al 6,4%, un incremento probabilmente dovuto anche alla maggiore disponibilità di fondi di garanzia o controgaranzia di natura governativa o degli enti pubblici.  Indubbiamente nel dato delle sofferenze c'è anche l'impossibilità di molte famiglie a pagare i mutui, vista anche l'enorme mole di cassintegrati e lavoratori in mobilità.

Ma il dato è anche indice del fatto che molte industrie non riescono a far fronte alle obbligazioni. Sono sopratutto nei settori legno, metalmeccanico e anche nei manufatti in cemento. Invece ci sono deboli segnali di ripresa nella gomma-plastica e nell'alimentare.

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