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Gasdotto esploso, indagine chiusa: archiviazione per metà indagati

A due anni dallo scoppio di Pineto, la Procura conferma le accuse per incendio e crollo colposi per tutti gli altri dipendenti di Snam Rete Gas, Snam Spa. Richiesta di archiviazione per tutti i dipendenti Enel

TERAMO. Due anni di accertamenti tecnici e non solo, un’area ancora sotto sequestro con le case sventrate e decine di cittadini che aspettano di sapere il perchè di quell’esplosione che all’alba del 6 marzo 2015 incenerì contrada Cretone. Un primo punto fermo lo ha messo la Procura che ha chiuso le indagini sullo scoppio del gasdotto Snam di Pineto. Il pm Silvia Scamurra nei giorni scorsi ha firmato l’avviso di conclusione per i quaranta indagati, soprattutto figure dirigenziali delle varie società, stralciando una ventina di nomi per i quali si profila l'archiviazione. Il magistrato ha confermato le accuse per gli altri. Si tratta di dipendenti di Snam Rete Gas, Snam Spa ed e-distribuzione: a loro il pm contesta l’ ipotesi di reato di incendio e crollo colposo e per questi potrebbe profilarsi la richiesta di rinvio a giudizio. E’ stato un lavoro certosino quello che inquirente e investigatori hanno messo insieme per individuare in tutta Italia i ruoli e le gerarchie di responsabilità nelle varie società, andando anche a ritroso nel tempo visto che la costruzione di quel gasdotto risale alla fine degli anni sessanta. Attività non facile considerato il garbuglio di società e deleghe esistenti nei vari settori. Si tratta soprattutto di responsabili e tecnici che sovrintendono la a realizzazione, manutenzione e controlli. Perno fondamentale dell’indagine la consulenza redatta dagli ingegneri Danilo Ranalli e Gianfranco Totani, dell’università dell’Aquila, a cui è toccato il compito di eseguire accertamenti tecnici irripetibili nella vasta area di Pineto. Con essi ci sono stati anche gli otto consulenti nominati dagli indagati e quelli delle parti offese. Che il pm ha individuato non solo nelle famiglie che hanno perso la casa, ma pure in chi potenzialmente ha corso un pericolo per il disastro.

Gasdotto esploso, i cittadini: "La Snam ci ha dimenticato"
Dopo quindici mesi dall’esplosione del gasdotto di Pineto i residenti di contrada Cretone attendono ancora i risarcimenti da parte della Snam. Dopo un indennizzo iniziale i cittadini rimasti senza casa continuano a pagare di tasca propria gli affitti: Abbiamo subito danni, a cominciare da quelli fisici, che nessuno vuole riconoscere. Eppure gli espropri per la linea nuova sono stati pagati subito" (interviste di Diana Pompetti, video di Luciano Adriani)

Per il momento sono una cinquantina. E tra queste anche il comitato in cui si sono riuniti i cittadini di Mutignano. Lungo e complesso l’elenco di quesiti posti dal magistrato. Uno su tutti: stabilire che tipo di manutenzione e quali controlli siano stati fatti nei mesi precedenti all’esplosione. Nell’immediatezza dei fatti, il pool di tecnici incaricato dal sostituto procuratore aveva avviato un primo esame del piano del tracciato del metanodotto Snam, esame ritenuto indispensabile per valutare le possibili conseguenze dello smottamento del terreno nell’area. Un fenomeno di smottamento con un piano di scivolamento a valle che, almeno da una primissima ricostruzione fatta subito dopo i fatti, potrebbe aver provocato la compressione del gasdotto. All’esame anche la consulenza dei tecnici incaricati dal comitato di cittadini della zona. Secondo i consulenti dei residenti, gli ingegneri Stefano Di Febo e Santino Ferretti la Snam non avrebbe tenuto nella giusta considerazione la deformazione della condotta avvenuta molti anni prima dell’esplosione. «La deformazione del tubo, già accertata nel 2008 e verosimilmente prodottasi almeno due anni prima, in occasione del movimento franoso del 2006», si legge nella loro consulenza, «è stata sottovalutata, perchè non si è tenuto conto che la deformazione plastica (irreversibile, cioè non recuperabile scaricando il tubo) aveva generato le condizioni di rottura incipiente».

Precisazione Enel. In merito al procedimento penale relativo all'esplosione del metanodotto in località Mutignano a Pineto (Teramo) nel marzo 2015, Enel precisa che per tutti i propri dipendenti inizialmente coinvolti nelle indagini il Pubblico Ministero ha formulato richiesta di archiviazione. Le indagini hanno infatti escluso ogni responsabilità a carico dell’azienda.