Graffiti sui muri una moda a metà fra vandalismo e arte

3 Settembre 2014

Nasce su Facebook la pagina di un gruppo di creativi urbani Ma i residenti non ci stanno: stanchi di ripulire i nostri edifici

di Marianna Gianforte

TERAMO

Strane sigle tondeggianti dai colori più svariati: rosso, verde, blu, terminanti qualche volta con una freccia e arricchite con una firma: «The takin'». Colpisce (o colpiscono) per lo più dall'una di notte alle 5 del mattino. Quando il buio governa la città e possono mimetizzarsi nell'ombra e tra le auto parcheggiate per diffondere i loro tag, le firme tipiche dei writers.

Non è solo una questione di vandali e imbrattatori; a Teramo l’amore per i murales ha ormai una valenza culturale. È un movimento, uno status quo che identifica un gruppo di persone che hanno in comune la passione per tutte le forme di arte di strada: dal rap, all’hip po, al graffitismo, appunto. Una dimensione nuova e diversa da quella che vede opporsi a suon di insulti e minacce esponenti di posizioni ideologiche diverse; o adolescenti che affidano ai muri messaggi d’amore e di rivoluzione.

Non è solo la Gammarana il cuore pulsante dei writers nostrani; in mancanza di «hall of fame» (gli spazi dove i writers posso legalmente sbizzarrirsi) hanno da tempo invaso anche i vicoli del centro storico: da via Mazzolecchi a Vico delle Rose, fino via Trento e Trieste e a piazza Dante, per proseguire in via Giovanni Pascoli, via Milli, via Carlo Forti, tornando indietro fino a via Veneto, sulle vetrine dei negozi e sui portoni. A Teramo, come fa notare il blogger teramano Giancarlo Falconi, i writers hanno una loro identità ben precisa e una pagina Facebook come spazio di condivisione (nota quella di «Rappo svarionato da quando sono nato», gestita dallo «Svarionato Crew», un collettivo teramano nato nel marzo del 2013). Ma c’è sempre un sottile confine tra atto vandalico e arte nel giudicare le tracce lasciate dai writers, mentre la convivenza con i residenti e gli amministratori locali non è quasi mai pacifica. Visto dal loro punto di vista, il graffitismo è un problema. E l’impressione è che non ci siano poi tanti strumenti per arginarlo (a meno che di individuare le famose hall of fame).

«È un brutto problema» commenta l'assessore comunale al decoro urbano, Rudy Di Stefano. D'altra parte ci sono due strade da percorrere per fermare gli imbrattatori della notte: o tappezzare la città di telecamere; o sguinzagliare in tutti i vicoli del centro storico gli agenti della polizia municipale. «Mettere telecamere in tutti i vicoli è impensabile», spiega l’assessore, «neanche noi riusciamo a controllare il fenomeno degli imbrattatori. Ogni tanto cerchiamo di ripristinare un minimo di decoro ripittando i muri. Ma dura una settimana, e poi si ricomincia». Scoraggiati anche i residenti e i titolari delle attività in centro. «Gestisco questo negozio da 20 anni, e questo problema c'è sempre stato», racconta Lina, titolare della fioreria «Verde in» di via Veneto, dove a un lato e all'altro della porta d'ingresso son apparse nuove firme poche settimane fa. «È il proprietario che si prende l'onere di ripulire ogni volta i muri». Chissà se questa volta lo farà. Intanto il Comune progetta di realizzare un sistema di videosorveglianza almeno nei punti più sensibili della città.

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