Il mistero di Giulia, interrogato a Teramo il giovane della Panda rossa

6 Novembre 2016

È l’ultimo ad aver visto viva la ragazza precipitata sull’A14. Dice ai pm: «Ci siamo conosciuti per caso solo quella sera»

TERAMO. Come in tutte le tragedie c’è un prima e c’è un dopo. In quella di Giulia Di Sabatino, 19enne con il sogno di Londra precipitata da un viadotto dell’autostrada a Tortoreto e dilaniata dalle auto, le inchieste scandiscono tempo e dinamiche di un giallo che tale resta. Anche dopo un anno di indagini e due fascicoli, quello della procura teramana e della distrettuale dell’Aquila per pedopornografia. Anche dopo il primo interrogatorio di D.P., il teramano di 25 anni finito nelle cronache come l’uomo della Panda rossa, che qualche giorno fa, è stato interrogato in procura per la prima volta.

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E’ l’ultimo ad aver visto Giulia viva e nell’inchiesta di Teramo aperta per istigazione al suicidio c’è il suo nome insieme a quello dell’uomo che con lo scooter quella sera diede un passaggio per un tratto di strada alla giovane donna (atto dovuto per entrambi, secondo gli investigatori, per consentire all’epoca accertamenti irripetibili sui telefonini). Per quasi quattro ore D.P. ha risposto alle domande dei pm Davide Rosati ed Enrica Medori (che ha preso il posto di Irene Scordamaglia approdata in Cassazione) ripercorrendo quella sera e quella notte trascorsa con Giulia che, ha sempre detto, di non conoscere. Dall’incontro con la sua Panda rossa ripresa vicino al ponticello al rapporto sessuale consenziente nella sua casa fino al ritorno su quel ponticello, alle 4.30 del mattino. «A quell’ora volevo accompagnarla a casa, ma lei mi ha detto che voleva essere lasciata lì. Non avrei mai potuto immaginare il dopo» ha raccontato il giovane assistito dall’avvocato Ernesto Picciuto.

A puntellare il lungo interrogatorio i riscontri arrivati dai tabulati telefonici e dalle celle telefoniche fatti dai consulenti della procura, che sembrano confermare la versione del ragazzo sul prima e sul dopo di quella sera. «Quella sera l’ho vista per la prima volta e mi sono fermato con la macchina», ha raccontato, «abbiamo cominciato a parlare di tutto e dopo qualche tempo abbiamo deciso di andare a casa mia per stare insieme. Per questo ho mandato un sms a mia sorella dicendo che stavo tornando con una persona».

I tabulati telefonici passati al setaccio dai consulenti della procura hanno escluso ogni contatto tra i due, ogni conoscenza precedente all’incontro di quella sera, l’ultimo nella vita di Giulia. «Io non la conoscevo e quella sera l’ho vista per la prima volta» ha detto D.P. A ribadirlo, secondo investigatori e inquirenti, il fatto che sul telefonino della ragazza non sia stato trovato nessun contatto con il giovane. Solo quel messaggio inviato il giorno dopo l’incontro, quello in cui lui la saluta con quel “buongiorno fiorellino” che Giulia non leggerà mai. Ma il telefono della ragazza ha svelato altro, quelle immagini osè di lei e altre mandate ad un giovane che ora è indagato per pedoponografia nel fascicolo all’Aquila. Due inchieste che viaggiano su binari paralleli. Ora le indagini dovranno verificare se esiste un punto di incontro.

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