Imprese teramane nella maxi frode fiscale 

La Finanza: facevano fatture false alle società marchigiane accusate di aver organizzato una truffa da 260 milioni

TERAMO. Ci sono anche molte imprese teramane tra quelle accusate di fornire fatturazioni false alle due società di Sant’Elpidio a mare, nell’Ascolano, che avrebbero messo in piedi una frode fiscale da 226 milioni. Lo hanno scoperto le Fiamme gialle di Ascoli al termine di una mega operazione che nei giorni scorsi ha portato alla denuncia di sette persone, tra cui anche due pescaresi. L’operazione è stata chiamata “Best pricè”, perchè la frode carosello messa in atto da alcune società consentiva di immettere sul mercato prodotti elettronici, fra cui smartphone di ultima generazione, a prezzi stracciati rispetto a quelli normalmente praticati.

Ma le Fiamme gialle di Ascoli hanno scoperto l’inganno, portando alla luce un giro di fatture false per 226 milioni frutto di una catena di passaggi tra almeno 30 società sparse per la maggior parte in Italia ma anche all’estero, in Portogallo e Polonia.

Le indagini della Finanza, che non ancora concluse, sono partite da accertamenti su una srl individuale con sede a Porto Sant’Elpidio, una società che aveva insospettito i finanzieri per la mole di acquisti di prodotti elettronici. I due fornitori, con sede rispettivamente a Milano e Roma, anch’essi costituiti attraverso società di capitali e uno in fallimento, avevano assunto il ruolo di “missing trader”, cedendo, ma solo sulla carta, i prodotti, che venivano venduti formalmente a società dell’Ue e, sempre sulla carta, rientravano in Italia. Attraverso l’emissione di fatture false gli indagati potevano disporre sia di un consistente credito Iva, sia di prodotti da immettere sul mercato a prezzi sensibilmente inferiori a quelli normalmente praticati dagli operatori legali, con conseguente inquinamento del mercato. La guardia di finanza ha segnalato all’Agenzia delle Entrate elementi positivi di reddito non dichiarati per 32 milioni di euro, elementi negativi di reddito non deducibili per 27 milioni e violazioni all’Iva per 23,6 milioni, consentendo anche l’assoggettamento a tassazione, ai fini dell’Irap, di una massa impositiva quantificata in 59 milioni.(d.p.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA