Islam radicale tra Alba e Martinsicuro 

Le indagini e le intercettazioni svelano il passaggio di personaggi condannati per terrorismo internazionale

TERAMO. Ci sono le intercettazioni, per ora solo quelle contenute nella voluminosa ordinanza di custodia cautelare, a ricostruire minuziosamente incontri e finalità nella maxi inchiesta che ha portato a dieci arresti tra la Val Vibrata e Torino. Con una certezza a legare le indagini del pm distrettuale David Mancini: tra il 2015 e il 2018 a Martinsicuro e Alba Adriatica sono transitati nomi legati al terrorismo islamico internazionale. Tra questi, in particolare, si fa riferimento all’imam algerino di Aversa Yacine Gasri successivamente condannato in via definitiva a 4 anni e 9 mesi per associazione con finalità di terrorismo internazionale. Condanna arrivata nel 2017 dopo che nel 2004 era stato arrestato (e successivamente scarcerato) nell’ambito dell’inchiesta italiana sugli attentati dell’11 settembre a New York. A pagina 121 dell’ordinanza viene raccontato l’incontro tra lui, l’allora imam Atef Argoubi (il tunisino residente a Castorano) e Jameleddine Brahim Kharroubi, il commerciante turco residente a Torino ma nei fatti domiciliato ad Alba Adriatica, i due nomi intorno a cui ruota la maxi inchiesta che ha accertato un giro di fondi da evasione fiscale per finanziare il terrorismo islamico e in particolare i combattenti di “Al Nusra” e che sabato è stata illustrata all’Aquila dal procuratore capo Michele Renzo, dal comandante dei carabinieri del Ros Pasquale Angelosanto e dal comandante regionale della Finanza Gianluigi D’Alfonso.
L’IMAM DI AVERSA. Scrive il gip Romano Gargarella: «La sezione anticrimine ha monitorato attraverso attività tecnica e l’impiego di un dispositivo di osservazione, l’arrivo di Yacine Gasri in data 8 aprile 2016 presso la moschea “Dar es- Salam” di Martinsicuro. Nella circostanza il Kharroubi aveva prima fornito all’imam ospitalità presso l’abitazione nella sua disponibilità e poi, il giorno successivo, lo ha accompagnato a Torino dove il Gasri è emerso aver presenziato ad Alba di Cuneo una riunione con altri imam radicali. Nella fattispecie, dall’analisi delle intercettazioni ambientali, emergeva il dialogo con l’imam Atef Argoubi nel corso del quale si faceva riferimento all’arrivo dell’ imam algerino Yassine del Fronte islamico che sarebbe giunto presumibilmente a Martinsicuro il venerdì successivo per officiare l’incontro di preghiera».
IL RECLUTAMENTO. Nell’ordinanza si fa riferimento anche ad attività di reclutamento. Così si legge a pag 128: «Atef Argoubi si attiva nella raccolta di donazioni nell’ambito delle sue partecipazioni come imam preso la comunità islamica di Martinsicuro e risulta essere a conoscenza delle modalità di reclutamento di giovani “foreign fighters” da inviare in Siria, come è emerso dall’intercettazione ambientale captata in data 2 febbraio 2016: “ieri siamo rimasti un’ora e mezzo con A. a discutere di questa cosa, per esempio, lui mi ha raccontato che è andato da lui un ragazzo di 19 anni che vuole andare in Siria”».Così continua l’ordinanza: « Inoltre il servizio dinamico di osservazione svolto il 17 novembre del 2017 ha consentito di riscontrare la presenza alla preghiera presso la moschea “Al Abu Bakar”, sita ad Alba Adriatica, di Issam Shalabi ( il giovane egiziano arrestato nel novembre del 2018 a Milano e ritenuto dagli investigatore un lupo solitario dell’Isis (ndr)».
SOLDI AI COMBATTENTI. Jameleddine Brahim Kharroubi, secondo il database di Europol e il Terrorist Finance Tracking Program risulta segnalato come «organico in una rete di soggetti dediti al trasferimento di denaro al Marocco, tramite canali alternativi a quelli bancari», già dall’anno 2005, quando era tesoriere dell’associazione islamica Centro Mecca-casa del dialogo interculturale di Torino. In quell’anno fu arrestato ed espulso per terrorismo l’imam Bouchta Bouriki .Nell’arco di vari anni avrebbe intrecciato solidi legami con diversi imam finiti al centro di altre inchieste. Con l’imam di Aversa Yacine Gasri, con l’imam di Bari Said Ayub Salahdin, finito in un’inchiesta di terrorismo internazionale. Con, in particolare con l’influente imam Omrane Adouni, a cui versava costantemente somme di denaro e dal quale riceveva «grazie alla sua rete di contatti internazionali» informazioni di prima mano sulla situazione siriana e sulle operazioni di «guerriglia».
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