L’avvocato di Renata: «Mi disse che aveva paura dell’ex marito» 

Quarta udienza del processo a Giuseppe e Simone Santoleri accusati dell’omicidio della pittrice In aula una psichiatra parla del ricovero del padre, il pm mette agli atti la lettera inviata dal figlio

TERAMO. Ancora sguardi che si evitano. Nella quarta udienza del processo per il delitto della pittrice Renata Rapposelli, padre e figlio restano a distanza separati da un muro di agenti della penitenziaria: Giuseppe Santoleri da una parte, il figlio Simone dall’altra. Nel procedimento che li vede imputati per omicidio volontario aggravato scorrono nuovamente le immagini della scarpata di Tolentino dove nel novembre del 2017 venne ritrovato il corpo della 64enne originaria di Chieti. Tra i testi il macedone che quella mattina di tre annifa fece la scoperta e una psichiatra dell’ospedale di Giulianova che racconta un particolare finora non emerso. Il 17 ottobre del 2017 Giuseppe si presentò nel reparto con una impegnativa di ricovero risalente al 5 ottobre, ovvero a molti giorni prima. Secondo la ricostruzione della Procura quelli sono giorni particolari visto che il 9 ottobre Renata Rapposelli si reca in treno da Ancona a Giulianova per andare a trovare il figlio che credeva malato e con cui i rapporti erano ormai deteriorati. Secondo l’accusa quel 9 ottobre è il giorno in cui la donna viene uccisa in casa Santoleri al termine di una violenta lite scoppiata, ancora una volta, per motivi economici. Tra i testi citati ieri dal pm Enrica Medori (titolare del fascicolo) anche l’avvocato Carmela Augello, il legale che aveva seguito la pittrice nella procedura avviata per chiedere ed ottenere l’assegno di mantenimento dall’ex marito e un funzionario dell’Inps di Ancona in relazione alla richiesta di pensione avviata dalla donna. L’avvocato Augello, in particolare, ha riferito di quella volta che la pittrice le aveva raccontato di essersi chiusa nella sua abitazione di Ancona, la città dove viveva dopo la separazione, quando l’ex marito l’aveva chiamata dicendole che stava andando in treno a trovarla. « Era sempre molto spaventata quando parlava dell’ex marito» ha detto ancora in aula il legale. E sempre nell’udienza di ieri il pm ha annunciato alla corte (presieduta da Flavio Conciatori, a latere Lorenzo Prudenzano più i giudici popolari) di mettere agli atti la lettera che nei giorni scorsi Simone ha inviato al padre in carcere invitandolo a confessare. Questo dopo che l’anno scorso il padre, nel corso di un’audizione davanti al pubblico ministero, ha accusato il figlio del delitto dicendo di non aver parlato subito per timore che potesse succedergli qualcosa. Padre e figlio sono difesi dagli avvocati Alessandro Angelozzi, Gianluca Carradori e Gianluca Reitano. Parte civile la sorella rappresentata dall’avvocato Annamaria Augello e l’associazione Penelope rappresentata dall’avvocato Federica Guarrella.
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