La bacia nel frigo, macellaio condannato

Due anni e mezzo a un uomo di Canzano accusato di aver abbracciato la collega di lavoro

TERAMO. Due anni e sei mesi di reclusione, senza la sospensione condizionale della pena, per aver aggredito sessualmente una collega nella cella frigorifera della macelleria in cui entrambi lavoravano. La condanna è stata inflitta ieri dal tribunale di Teramo a Leonardo Planamente, 60 anni, macellaio residente a Canzano, per fatti risalenti al 2010 e verificatisi nel centro commerciale di Colonnella. I giudici (presidente Giovanni Spinosa, a latere Roberto Veneziano e Carla Fazzini) hanno superato nella sentenza la stessa richiesta della pubblica accusa, ieri rappresentata in aula dal pm Irene Scordamaglia, che aveva chiesto per Planamente due anni e quattro mesi. Il pm, peraltro, nella sua requisitoria aveva riqualificato in tentata violenza sessuale il primo dei due episodi denunciati dalla vittima. La donna aggredita, che ha 43 anni, si è costituita parte civile, rappresentata dall’avvocato Tonia Piccioni, e il tribunale le ha riconosciuto un risarcimento per danno morale di 20mila euro più interessi, oltre al pagamento da parte dell’imputato delle spese di costituzione e difesa. Rigettata invece la richiesta di una provvisionale.

Il processo concluso ieri si è basato essenzialmente sulle dichiarazioni della parte offesa, visto che i due episodi di violenza sessuale non hanno avuto testimoni. Il primo sarebbe stato un tentativo da parte dell’uomo di abbracciare la collega nel corridoio che porta alla cella frigorifera, che non si sarebbe concretizzato per la reazione immediata della donna; il secondo un abbraccio, questo sì consumato e accompagnato da un bacio sul collo, all’interno della stessa cella frigorifera. Dopo il secondo episodio la donna e Planamente non si sono più parlati, ma lei non ha denunciato subito le aggressioni. Ne ha parlato al marito solo dopo che il collega l’ha minacciata di riferire al marito che lei aveva delle relazioni extraconiugali. Pochi giorni dopo, Planamente ha effettivamente avvicinato il marito per informarlo che la donna lo tradiva e la stessa cosa ha detto per telefono alla suocera della collega. A quel punto la 43enne ha chiesto ai dirigenti dell’azienda di non incontrarlo più sul lavoro e ha sporto denuncia ai carabinieri. Ne è nata un’inchiesta, condotta dal pm Laura Colica, sfociata nel processo e nella sentenza di condanna. Una sentenza contro cui il legale di Planamente, Ettore Sisino, valuterà una volta lette le motivazioni se proporre appello.

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