La Banca Tercas va a Bari, piccoli azionisti infuriati: "È un funerale per Teramo"

L’indignazione e l’amarezza dei piccoli azionisti: qui muoiono l’economia e la politica teramane

TERAMO. L’amarezza più della rabbia, I piccoli azionisti Tercas, con l’approvazione del piano firmato dal commissario Riccardo Sora, perdono tutto. Si ritrovano in mano carta straccia con l’intestazione di quella che fino a poco tempo fa consideravano la loro banca.

Sono in pochi a presentarsi in assemblea ma chi c’è non si rassegna. «Vergogna, vergogna, vergogna», ripete Berardino Ciapanna, «qui muoiono la politica e l’economia teramane». Vuole sapere perché, nel silenzio generale, l’istituto «che nel 2007 aveva utili per 500 milioni si ritrova oggi con 602 milioni di euro di debiti».

Davanti al microfono sul palco sfilano anche ex dipendenti. E’ il caso di Gabriele Di Teodoro che la chiama ancora «la Cassa» e la ricorda, con un velo di commozione nella voce e negli occhi, tra i primi istituti di credito in Italia. «Tutta Teramo e tutta la provincia erano dalla parte nostra», afferma, «immaginate cosa posso provare ora, mi piange il cuore». L’accusa ricorrente è rivolta alle istituzioni assenti e ai vertici della banca che non si sono accorti di nulla. «Sono andato in sede due volte per parlare con il commissario», incalza Di Teodoro, «ma non mi ha ricevuto, il Papa sarebbe stato pià disponibile». Gli ex dipendenti, quelli che la Tercas l’hanno costruita, avevano percepito i rischi già l’anno scorso. «Per la prima volta nella storia abbiamo registrato una perdita nella raccolta diretta», sottolinea l’ex vicedirettore generale Berardo Vallarola, «la banca si è sempre retta su onestà e competenza ma nell’ultimo periodo questi valori sono spariti». Per gli azionisti, l’assemblea celebra «il funerale di una banca florida: il fallimento era anche peggio, ma se tra un paio d’anni sostituissero l’insegna Tercas con quella della Popolare di Bari saremmo alla folia». Secondo Mario Ballatori, che rappresenta un’associazione di “amici” dell’istituto, sarebbe stato possibile il rientro dei piccoli azionisti anche in minima parte.

Federconsumatori, che cura gli interessi di 260 titolari di azioni, non è stata ammessa in assemblea ma rende nota la propria posizione. «Il risultato è un delitto verso i risparmiatori», afferma il presidente Ernino D’Agostino, «che avevano investito nei titoli dell’istituto». L’associazione sollecita l’accesso ai documenti della banca e l’attivazione di procedure conciliative. (g.d.m.)

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