La discarica è satura: otto comuni devono andare fuori regione

13 Maggio 2022

Non è stato ancora autorizzato l’ampliamento del 15% e la realizzazione del terzo invaso è congelata dal Tar

ATRI. È fermo da mesi il conferimento dei rifiuti nella discarica Santa Lucia di Atri. Quell’andirivieni di camion che transitavano per le colline destando le ire dei residenti è venuto meno a causa della saturazione dell’impianto, che non ha avuto ancora dalla Regione l’autorizzazione all’aumento della capienza del 15% previsto per legge. Resta al momento congelata la realizzazione del terzo invaso da 360mila metri cubi che dovrebbe accogliere nei prossimi anni i rifiuti provinciali e non solo. Il Tar non si è ancora espresso sul ricorso presentato dall’ex commissario straordinario Laura D’Alessandro contro il rigetto dell’ampliamento da parte dal comitato Via regionale.
Ieri l’assessore all ambiente del Comune di Atri Mimma Centorame ha detto: «Al momento nella discarica non vengono conferiti più rifiuti, questi vengono trattati e portati fuori regione. Se da un lato questo determina una riduzione dell’impatto ambientale nelle nostre zone, mi preoccupa che si allunghino i tempi per avviare una progettualità finalizzata a una riqualificazione degli invasi. Quello di Atri è l’unico centro raccolta rimasto pubblico e al momento non c’è stata alcuna autorizzazione all’aumento di abbancamento del 15% previsto per legge. Secondo me vogliono far partire direttamente la gestione dell’Agir, l’autorità regionale per la gestione integrata del ciclo dei rifiuti urbani».
L’amministratrice mesi fa aveva proposto una strategia da seguire con tutti gli otto Comuni del consorzio Piomba Fino e per questo aveva organizzato un tavolo con i sindaci interessati affinchè si potesse presentare un progetto di ampia veduta e attingendo a fondi del Pnrr. Tutto è ancora in alto mare. Certo è che se non si cambierà passo l’unica via d’uscita sarà la rimodulazione al rialzo delle tariffe Tari, considerando che i rifiuti ora vengono portati fuori dai confini abruzzesi con un inevitabile aumento dei costi. Un’ancora di salvezza avveniristica potrebbe essere un progetto di economia circolare finanziato dall’Europa che si basa sul riutilizzo costante dei materiali, senza prodotti di scarto.
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