CORROPOLI

La Johnson chiude: incubo licenziamenti per 60 dipendenti

L'annuncio dei sindacati: l’attività produttiva sarà trasferita all’estero. Appello alle istituzioni

CORROPOLI. "L'azienda ha scelto unilateralmente di chiudere le attività produttive dello stabilimento di Corropoli, condannando 60 lavoratrici e lavoratori al licenziamento. Questa decisione ci lascia esterrefatti dato che l'incontro era stato previsto per discutere della proroga del contratto di solidarietà già in essere dal 2021. La freddezza e la non negoziabilità della decisione è inaudita e irrispettosa dei dipendenti che da anni lottano per mantenere il sito competitivo nel comparto della sicurezza".

Così le segreterie provinciali Fim Cisl e Fiom Cgil di Teramo, Rsu Jci Corropoli, a seguito dell'incontro che si è tenuto oggi tra la dirigenza aziendale Johnson Control Italia e le rappresentanze sindacali. "Le produzioni saranno spostate negli stabilimenti messicani, tedeschi e della Repubblica Ceca non tenendo conto del know-how delle maestranze locali e dell'esperienza maturata sui prodotti antincendio e antifurto, gettando al macero 40 anni di conoscenze, competenze e risorse dello stabilimento di Corropoli. Questa scelta scellerata è determinata dal fatto che la multinazionale non ha saputo tenere conto e valorizzare la professionalità dei lavoratori, non volendo investire in produzioni locali a discapito delle ampie possibilità che nei mercati locali e extranazionali si andavano costruendo", proseguono i sindacati.

"La totale mancanza di una strategia industriale sta portando all'ennesima decisione sbagliata, senza senso a discapito di lavoratrici e lavoratori, sempre più delusi, arrabbiati e stanchi della doppia faccia della multinazionale, che finge un rapporto costruttivo ma che si sta rivelando totalmente disattenta ai suoi stessi collaboratori".

"Per queste ragioni - concludono i sindacati - abbiamo indetto un'assemblea pubblica, domani 12 ottobre 2023, nel varco antistante lo stabilimento, dalle ore 10 alle 12 dove chiediamo ad istituzioni e giornalisti di partecipare per dar voce al nostro dissenso e alla richiesta di rientrare da questo piano economicamente senza senso e socialmente devastante con 60 famiglie che rischiano di non avere un reddito nei prossimi mesi".