Teramo

La Purem conferma: «Chiudiamo». Al via i licenziamenti per 46 dipendenti

18 Giugno 2025

La crisi dell’Automotive in Abruzzo. L’azienda di Villa Zaccheo (Teramo) non fa marcia indietro e propone di liquidare gli operai con otto mensilità. Sindacati indignati

TERAMO. La Purem conferma il licenziamento collettivo e la chiusura dello stabilimento di Villa Zaccheo a fine anno, e propone otto mensilità ai dipendenti per chiudere la questione. È la sintesi dell'incontro istituzionale voluto dalla Regione, e che si è svolto lunedì, per cercare di trovare soluzioni a una situazione complessa che lascerà presto a casa 46 operai. A condurre l'incontro, su delega dell'assessora Tiziana Magnacca, è stata la consigliera regionale Marilena Rossi che «ha avuto posizioni chiare e nette sulla necessità di salvaguardare i lavoratori e il tessuto economico e sociale del territorio: ha mostrato fermezza ed attenzione alla situazione, per questo la ringraziamo», commenta Natascia Innamorati, segretaria della Fiom Cgil presente al tavolo col collega della Fim Cisl, Marco Boccanera. Un tavolo attorno al quale si sono seduti i rappresentanti della Purem Paola Pugliera e Marco Matteucci, rispettivamente amministratore delegato e plant manager dall'azienda. La riunione però non ha dato i frutti sperati da istituzioni e sindacati. La società ha confermato infatti la volontà di chiudere la fabbrica, dove si producono tubi di scarico delle auto, per via della crisi del settore automotive, liquidando i dipendenti. Nessun ripensamento rispetto alla scelta comunicata a lavoratori e sindacati la scorsa settimana via email. E nessuna apertura verso ipotesi alternative come quella avanzata da Cgil e Cisl e sostenuta dalla Regione: avviare la cassa integrazione e tentare di trovare imprenditori che vogliano rilevare l'azienda. E magari riconvertirla. Dai vertici Purem, però, nessun passo indietro. Anzi, la proposta avanzata al tavolo è stata quella di garantire otto mensilità ai lavoratori e chiudere il capitolo definitivamente. Su questo i sindacati hanno rotto il dialogo. Oggi si aprirà intanto un’altra fase, quella delle trattative tese a decidere tempi e modi del licenziamento. «Non è accettabile una presa di posizione così drastica», dice Innamorati, «La via della cassa integrazione era ed è percorribile affiancando un lavoro di ricerca di soggetti interessati a rilevare la fabbrica. Invece qui, col benestare di Confindustria, si pensa che un'azienda che fa buoni fatturati possa chiudere senza dare conto a nessuno e con qualche mensilità». Cgil e Cisl ribadiscono: «Noi faremo il possibile per tutelare il lavoro e i lavoratori, senza lasciare indietro nessuno». Chiara la posizione di Marilena Rossi: «Non possiamo permetterci un'ulteriore desertificazione del territorio teramano, abbiamo l’obbligo istituzionale e politico di difendere il tessuto produttivo e sociale», ha detto la consigliera regionale che durante il tavolo ha invitato la società a soprassedere sulla decisione di dismettere il sito e licenziare i 46 lavoratori. «In precedenti incontri in sede regionale, la Purem aveva garantito la continuità industriale a Castellato, anche attraverso un rafforzamento della produzione e la salvaguardia dei posti di lavoro. È pur vero che il settore automotive oggi incontra enormi difficoltà», ha continuato Rossi, «ma ho invitato la società, che rappresenta uno dei maggior player mondiale nel proprio campo con oltre 6 mila dipendenti, a ricercare possibili soluzioni alternative anche ricorrendo agli istituti di sostegno al reddito messi a disposizione dal legislatore, in attesa di una ripresa del mercato di riferimento». La consigliera di Fratelli d’Italia ha confermato l’impegno della Regione «ad esercitare il proprio ruolo istituzionale, per individuare ogni utile strada alternativa ai licenziamenti», ha concluso. ©RIPRODUZIONE RISERVATA