Teramo

La Purem manda tutti a casa, licenziati 48 dipendenti con una mail. «Calpestata la nostra dignità, una colossale presa in giro»

11 Giugno 2025

Crisi dell’Automotive in Abruzzo, l’azienda di Castellalto (Teramo) chiude i battenti. Per la società si tratta di «una decisione difficile ma inevitabile»

TERAMO. Purem: tutti a casa. L'azienda di Castellalto, specializzata nella progettazione e produzione di tubi di scarico per le principali case automobilistiche europee, ha comunicato ieri mattina a dipendenti ed organizzazioni sindacali l’avvio della procedura di licenziamento collettivo. Tradotto: la fabbrica chiude e i 48 lavoratori andranno a casa.

Una decisione che appare, nelle intenzioni dell'azienda tedesca, irreversibile e che giunge improvvisa a poche ore da un incontro che si sarebbe dovuto tenere fra i vertici della società e i sindacati. Incontro programmato per questa mattina in seguito alle numerose preoccupazioni e alle sollecitazioni espresse da Cgil e Cisl tese a conoscere il futuro della fabbrica di Villa Zaccheo. Da mesi le nubi all’orizzonte apparivano sempre più cupe e di recente la delocalizzazione di codici produttivi aveva acuito i timori di un destino funesto per il presidio produttivo teramano. Ieri la conferma che quei timori erano fondati.

La Purem by Eberspaecher nella mail inviata ai lavoratori parla di chiusura definitiva dello stabilimento, di decisione «difficile ma inevitabile, presa dopo aver valutato attentamente tutte le possibili alternative».

L’azienda lega questa situazione alle criticità del mercato automobilistico a livello europeo e italiano. «Il recente sviluppo delle influenze macroeconomiche sull'industria automobilistica ha accelerato i cambiamenti strutturali in atto da tempo. In particolare, la produzione europea di automobili è scesa dai 22 milioni di veicoli del 2018 agli attuali 16,5 milioni. In Italia, l’industria automobilistica sta affrontando una delle crisi più gravi in Europa e a livello globale, con un calo della produzione di circa il 50% rispetto al 2018», spiega la Purem nella lettera di licenziamento collettivo, ricordando di aver lanciato nel maggio 2023 un piano industriale per risollevare la situazione ma senza gli esiti sperati. Da qui la decisione di cessare, entro la fine del 2025, «le attività produttive svolte in Italia e tutte le altre funzioni connesse (amministrative e non), con la conseguente eliminazione, entro tale data, di tutti i posti di lavoro in Italia». Parole messe nero su bianco, dure e pesanti come macigni per i lavoratori e per i sindacati che si sono mobilitati con tempestività.

Oggi è stato proclamato uno sciopero con presidio davanti alla fabbrica. «La multinazionale non ha avuto neanche la bontà di attendere l'incontro previsto per domani (oggi per chi legge, ndr) per comunicarci la decisione di persona», dicono Fiom Cgil e Fim Cisl tramite i rispettivi segretari, Natascia Innamorati e Marco Boccanera. «Ha preferito comunicare i 48 licenziamenti senza alcun incontro con le parti sociali, senza alcuna spiegazione alle lavoratrici e ai lavoratori. Come se non meritassero il rispetto della loro dignità, ma solo l'essere trattati loro stessi come codici che entrano ed escono dalla fabbrica per decisione di chi magari allo stabilimento di Castellalto non ci ha mai messo piede», proseguono i sindacati ricordando l’allarme lanciato proprio nei giorni scorsi. «Una preoccupazione, che poi si è rivelata reale, per la quale avevamo richiesto subito rassicurazioni ai dirigenti interni, i quali, solo qualche giorno fa, avevano risposto che erano nelle condizioni di "dormire tranquilli". Una decisione sleale, repentina e unilaterale che rimandiamo al mittente», concludono Cgil e Cisl rilevando come la società continui a fare utili importanti. Per i sindacati si tratta di «una presa in giro inaccettabile».

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