“La vie en rose”, a Campli personale di Giosetta Fioroni / Guarda

La signora della Pop art italiana protagonista nelle sale di Palazzo Farnese

CAMPLI. È un’estate teramana dedicata alle signore dell’arte. Domani a Castelbasso si aprirà la mostra antologica su Carla Accardi “Smarrire i fili della voce”. Oggi a Campli, nelle sale di palazzo Farnese, viene invece inaugurata la rassegna personale di Giosetta Fioroni “La vie en rose: un’artista dallo stile “rosa””.

La grande artista romana, classe 1932, esponente di spicco della Pop art italiana, sarà presente al vernissage, fissato alle ore 19. La mostra, curata da Giovanni Battista Tattoni, è organizzata dal Comune di Campli – assessorato alla Cultura, in collaborazione con la galleria d’arte “La Riva” di Giulianova e la rivista trimestrale di arte e cultura L’Urlo. In esposizione fino al 2 settembre una trentina di opere pittoriche (olii e tecniche miste su carta) create da Giosetta Fioroni negli ultimi anni. Oltre all’artista e al curatore intervengono all’opening di questa sera l’assessore alla Cultura Vincenzo Cordoni e, per la presentazione delle opere esposte nella personale, Simona Clementoni (caporedattore della rivista L’Urlo), curatrice anche del catalogo che accompagna l'esposizione.

Nata in una famiglia di artisti (il padre Mario era uno scultore, la madre pittrice), Giosetta Fioroni è stata allieva di Toti Scialoja negli anni di studio all’Accademia di Belle arti di Roma. Dopo una parentesi parigina durata quattro anni, ha esposto poco più che trentenne alla VII Quadriennale di Roma del 1955 e l’anno seguente è stata invitata alla XXVIII Biennale di Venezia.

A Roma ha frequentato il vivace ambiente artistico legato alla galleria “La Tartaruga” di Plinio De Martiis, poi il gruppo del Verri e il Gruppo 63, e preso parte alla Scuola di piazza del Popolo insieme a Tano Festa, Mario Schifano, Franco Angeli, con i quali espose alla Biennale di Venezia del 1964, incentrata sul fenomeno Pop art, su invito del critico Maurizio Calvesi.

Nei primi anni Sessanta le sue tele, realizzate con colori industriali, alluminio, oro, recavano segni, scritte, simboli. In seguito ha lavorato con fotografie proiettate sulla tela, e si è dedicata alla figura femminile. Nel suo percorso anche la reinterpretazione di opere di Botticelli, Carpaccio, Simone Martini. Alla fine degli anni Sessanta Giosetta Fioroni si è avvicinata al mondo della fiaba e della leggenda, con tele, scatole e teatrini che rimandavano al mondo dell’infanzia. Sempre curiosa, negli anni Ottanta ha collaborato intensamente con scrittori e poeti, illustrando i libri di La Capria, Arbasino, Zanzotto, Magrelli, Parise, Elisabetta Rasy e tanti altri. La Biennale di Venezia del 1993 ha dedicato all’artista romana un’intera sala. Nello stesso anno Fioroni ha aperto un nuovo capitolo della sua produzione, iniziando a lavorare la ceramica. Artista ironica e imaginifica, nel suo cammino Giosetta Fioroni si è confrontata dunque con molteplici contenuti, linguaggi e materiali, sempre conservando la leggerezza quale cifra costante delle sue creazioni.

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