Manifestazione di 300 persone per dire no al Daspo urbano 

Il corteo promosso da gruppi di anarchici e ultras giallorossi si è svolto in maniera pacifica Gli organizzatori: «Siamo contro questo strumento di repressione, noi vogliamo una città libera»

GIULIANOVA. Uno striscione con la scritta “No Daspo urbano, spazi liberi”, e dietro poco meno di 300 persone, alcune delle quali con fiori e mimose in mano. È stato un corteo pacifico quello di ieri pomeriggio, organizzato dal gruppo degli anarchici insieme a quello degli ultras del Giulianova calcio, per dire no al Daspo urbano, uno strumento sanzionatorio che permette di allontanare per 48 ore, da alcune zone sensibili della città, le persone considerate responsabili di degrado urbano e di minare la sicurezza dei cittadini.
Il provvedimento, contenuto nel regolamento di polizia urbana, fortemente voluto dal sindaco Jwan Costantini, sarà portato nel prossimo consiglio comunale per l’approvazione. Se da un lato molti cittadini sono d’accordo con l’applicazione del Daspo urbano, dall’altro ci sono gli anarchici del campetto occupato in viale dello Splendore, gli ultras, i residenti del condominio solidale in via Sabotino, e i rappresentanti della lista civica “Il cittadino Governante” che non appoggiano l’introduzione dello strumento sanzionatorio. Il corteo è partito alle 16 da piazza Buozzi, preceduto da un minuto di raccoglimento per la donna di 40 anni investita due giorni fa in via Ancona dall’auto guidata dalla figlia di 14 anni. Dalla piazza il gruppo, scortato dalla polizia, si è mosso verso corso Garibaldi, per poi scendere in via XXIV Maggio e raggiungere la statale Adriatica; da qui il sottopasso del corso, via Gorizia, via Thaon de Revel, lungomare Zara, via Nazario Sauro e l’arrivo in piazza Fosse Ardeatine, dove il corteo si è fermato per un breve dibattito. «Le sanzioni sono dapprima la multa di 100 euro e l’allontanamento di 48 ore», hanno detto gli organizzatori del corteo, “e poi, intervenendo il questore, l’allontanamento da determinate zone della città può allungarsi a 6 mesi, che diventano 2 anni se la persona colpita da Daspo urbano ha precedenti. Noi diciamo no a questo strumento di repressione, vogliamo una città libera».
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