Migranti in fuga da guerre e povertà: diventano operai specializzati

La Cdsteel di Mosciano forma giovani richiedenti asilo politico per assumerli a tempo indeterminato. La titolare Vannucci: «Coniughiamo le nostre necessità con i sogni di chi vuole costruirsi un futuro»
MOSCIANO SANT’ANGELO. Formare figure professionali specializzate da inserire in azienda e contribuire al tempo stesso ad un processo di integrazione sociale. È ciò che sta alla base del progetto “Academy Inclusion” portato avanti dalla Cdsteel Srl di Mosciano Sant'Angelo, industria di carpenteria metallica che vive una fase di crescita tale da aver necessità di nuove maestranze. Maestranze che, però, non sono facilmente reperibili sul mercato del lavoro «perciò coi miei soci ci siamo detti: formiamo noi, in azienda, le professionalità delle quali abbiamo bisogno, facendo leva sulla consolidata esperienza di chi è già da tempo in organico. Un'idea semplice che però si è sviluppata in modo straordinario anche sotto il profilo umano e sociale e ne siamo davvero orgogliosi», spiega Marta Vannucci, titolare della Cdsteel Srl.
Il progetto prevede la formazione di una classe di giovani stranieri, tutti rifugiati richiedenti asilo e ospiti dei centri di accoglienza del territorio teramano, ai quali insegnare non solo il mestiere ma anche la lingua e la cultura italiana: un doppio binario che «è necessario per far sì che ci possa essere una vera integrazione non solo all'interno dell'azienda ma nel contesto sociale nel quale questi ragazzi si trovano a vivere: un contesto profondamente diverso dal loro e nel quale sperano di costruire un futuro sereno», prosegue Vannucci. L'accademia della Cdsteel ha preso il via nei giorni scorsi e conta una classe di sette giovani, di età compresa tra i 22 e i 35 anni. Tutti fuggiti da realtà difficili, scappati da contesti di guerra e di fame, affrontando viaggi durissimi per mettere piede in Italia. Arrivano dall'Iraq, dal Pakistan, dalla Liberia e dal Bangladesh. Stanno studiando, supportati da docenti esperti messi a disposizione dai partner del progetto, la lingua e la cultura italiana e tutte quelle nozioni legate al mondo del lavoro utili a capire come funziona il sistema. Accanto alle ore trascorse in aule, ci sono quelle sul campo: cioè in fabbrica. Qui il personale esperto della Cdsteel mostra ai ragazzi come si svolge la produzione e come si opera coi macchinari. Una formazione a 360 gradi che non è finalizzata a se stessa, ma che ha uno scopo concreto preciso: «L'obiettivo è di assumere questi ragazzi a tempo indeterminato, compatibilmente con le capacità e le attitudini di ognuno emerse alla fine del corso», continua l'imprenditrice. Il progetto è alla sua seconda edizione: «Un anno fa abbiamo lanciato l'Academy spinti dalla necessità di inserire nuove figure professionali. Figure che, però, facevamo fatica a trovare. Allora abbiamo allargato l’orizzonte. Dopo aver preso contatti con un centro di accoglienza e con partner che potevano supportarci, abbiamo dato il via all’accademia. È stato un successo. Non solo professionale, ma soprattutto umano. Abbiamo aperto le porte a sei ragazzi provenienti da Africa e Medio Oriente e in quattro, al termine del corso, sono stati assunti da noi a tempo indeterminato», racconta Vannucci, «Se per loro è stata un'esperienza straordinaria sfociata in un radicale cambiamento di vita, per noi è stata emozionante e profonda. Molti di questi ragazzi portano dentro, e anche sul corpo, i segni di un passato tremendo del quale non amano parlare. Nel rispetto dei loro silenzi, li abbiamo accolti creando uno scambio culturale e umano eccezionale e contribuendo al loro inserimento sociale. Si sono rivelati lavoratori bravissimi, di grande professionalità e mettono tanta cura in ciò che fanno. Il processo di integrazione è andato benissimo».
L'azienda non ha dato solo un lavoro ai corsisti, ma li ha accompagnati nel percorso di costruzione della quotidianità trovando per loro una casa e supportandoli nelle necessità burocratiche. «La stessa cosa faremo con i ragazzi che stanno seguendo l'Academy quest'anno e, se la nostra azienda continuerà a crescere, porteremo avanti questo progetto anche negli anni futuri. Perché costruire una società inclusiva è una responsabilità collettiva e ognuno deve fare la propria parte. Noi abbiamo scelto di farla così», conclude Vannucci.
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