TERAMO

Nasce il gruppo per la cura del cancro al seno 

Al Mazzini si insedia il Gico con specialisti che assistono la paziente dai primi esami, all’operazione alle terapie successive

TERAMO. Si chiama Gico e non ha niente a che fare col gruppo d’investigazione della guardia di Finanza. E’ invece una mano tesa alle donna malate di cancro al seno, un nuovo sistema per accogliere al meglio e accompagnare alla guarigione la paziente.
All’ospedale di Teramo il Gico (gruppo interdisciplinare di cure oncologiche) è nato ufficialmente nel febbraio scorso e ha già preso in carico 48 pazienti. In proiezione per la fine dell’anno supererà le 150. Sono pazienti che hanno avuto una prognosi infausta – è stato diagnosticato loro un cancro – ma per la prima volta al peso della malattia non si sommerà quello dell’organizzazione delle cure. Non dovranno più vagare da un reparto a un altro, da un medico a un altro: per loro il percorso sarà tracciato da un’equipe di medici delle diverse specialistiche interessate.
Tutto parte dal varo, da parte della Regione, del “percorso diagnostico terapeutico assistenziale”: sono stati creati quattro centri depurati a curare il cancro alla mammella – gli unici autorizzati – a Teramo, L’Aquila, Ortona e Pescara. Si tratta di centri che hanno a disposizione tutte le figure necessarie: senologo, anatomopatologo, radioterapista, oncologo, radiologo, fisioterapista, psiconcologo, nutrizionista e genestista (per quest’ultima figura ci si appoggia all’Aquila).
Nelle specifico l’ambito chirurgico è affidato a Maurizio Brucchi e Antonella Sozio, l’oncologico ad Amedeo Pancotti e Azzurra Irelli, l’anatomo-patologico a Gina Quaglione e Marialaura Bracone, radioterapico a Carlo D’Ugo e Milena Di Genesio Pagliuca, radiologico a Maria Paola Di Bartolomeo. All’occorrenza il chirurgo plastico è Enrico Torresini mentre il “case manager” che seleziona i casi è Carolina De Simone.
«Prima ogni fase del percorso terapeutico era a sè», spiega il responsabile della senologia Maurizio Brucchi, «ora il Gico prende in carico il paziente. Il gruppo di lavoro si riunisce, discute il caso e tutti insieme comunichiamo alla paziente il percorso terapeutico. Lei vede i professionisti tutti insieme e pone a tutti le domande, chiarisce i suoi dubbi».
«Abbiamo dei feedback ottimi: le pazienti sono soddisfatte», aggiunge il primario oncologo Amedeo Pancotti, «apprezzano molto il fatto di avere cinque specialisti davanti a cui rapportarsi. E’ una cosa mai fatta finora».
Importante dunque non solo l’aspetto organizzativo, ma anche quello psicologico. «Il paziente ora è messo al centro del lavoro», sottolinea il primario dell’anatomia patologia Gina Quaglione, «prima l’anatomopatologo era da solo a dare la notizia al paziente. E non è facile: bisogna spiegare com’è quali sono le caratteristiche. Bisogna trovare termini semplici ma non banalizzare. Dare contemporaneamente anche notizie tranquillizzanti. Oggi dal cancro alla mammella, se preso in tempo, si guarisce. E’ importante dare una carica positiva. E l’avere davanti una serie di specialisti tranquillizza la paziente, la fa sentire più sicura». Insomma, la donna non si sente sola davanti alla malattia.
E questo non solo per l’aspetto prettamente chirurgico, ma anche per le terapie oncologiche e per la radioterapia. «Noi oltre che a rispettare gli standard qualitativi», sottolinea infatti il responsabile della radioterapia, Carlo D’Ugo, «rispettiamo anche i tempi del trattamento radioterapico, che si deve fare entro tre mesi dall’intervento».
«E poi, una volta finito il percorso», aggiunge Brucchi, «la paziente non viene abbandonata, ha sempre un punto di riferimento. La seguiamo fino a 5-7 anni: il case manager prende gli appuntamenti e pianifica gli esami da fare».
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