Parco marino, rivolta dei balneatori

1 Maggio 2014

In venti firmano una lettera: «Ci vengono imposti divieti assurdi e non possiamo dare ai turisti i servizi che ci chiedono»

PINETO. Monta la protesta dei balneatori di Silvi e Pineto contro il parco marino Torre di Cerrano. Non bastavano i vongolari a creare grattacapi all'ente parco ora ci sono anche oltre venti titolari di stabilimenti balneari posti ai confini della Torre che alzano la voce chiedendo ai rispettivi Comuni provvedimenti urgenti in merito ad alcuni vincoli posti dall'Amp alle proprie attività balneari. «Noi balneatori», si legge in una nota, «viviamo in una situazione di gravissimo disagio dato che le nostre concessioni rientrano entro i limiti del parco marino. Ci avevano fatto credere che l’istituzione dell'area marina del Cerrano sarebbe stata la panacea di tutti i mali e contro la crisi che il nostro settore attraversa da alcuni anni. Per questo abbiamo aderito con entusiasmo e con convinzione alla sua istituzione, i primi a ritenere che la salvaguardia ambientale della costa sia essenziale per il turismo siamo noi!».

La nota prosegue: «La realtà, al contrario, si sta rivelando ben diversa e pesantemente penalizzante per le nostre attività che sono sì private ma svolgono, per loro natura, un servizio pubblico. Nessuno di noi pensa di voler ulteriormente cementificare senza regole la costa, ma è nel normale ordine delle cose che i nostri clienti pretendano servizi e strutture adeguate alle esigenze di un turismo moderno e perfettamente attrezzato. Ebbene, alle già rigide disposizioni contenute nell’atto istitutivo del Parco marino, purtroppo abbiamo dovuto prendere atto, con grande stupore e rammarico, che l'ente quel potere concessogli dalla legge e dai Comuni lo esercita in maniera “violenta” e sconsiderata, convinto di poter fare quello che vuole, imponendo cervellotiche prescrizioni , rallentando in maniera vergognosa la già lentissima macchina burocratica».

Un balneatore fa un esempio: «A causa della salvaguardia del fratino siamo costretti a non usare mezzi meccanici per la pulizia dell'arenile, non abbiamo personale per una raccolta a mano dei rifiuti. Risultato: l'uccello protetto vive nell'immondizia e il turista passeggia in una spiaggia sporca». Nella nota dei balneatori si legge inoltre che «qualsiasi cosa noi chiediamo per dotarci di mezzi e strutture più adeguate e aggiornate alle esigenze dei clienti e per garantire loro la sicurezza, ce la vediamo bloccare per mesi negli uffici del Parco (che dovrebbe, peraltro dare solo un parere). Non solo. La direzione dell'ente non si fa neppure tanto scrupolo nel tentare assurdi “baratti” chiedendoci, in cambio del loro dovuto parere, servizi che invece dovrebbe garantire, quali la pulizia delle aree libere e la loro manutenzione. Proponiamo che i Comuni, circa la richiesta di parere di competenza del Parco su specifici argomenti, aggiunga la dicitura che il parere deve essere fornito entro 20 giorni, trascorsi i quali si intende acquisito favorevole per silenzio-assenso».

Domenico Forcella

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