Prostituta a 13 anni, arrestato il padre

Lui è in cella, la madre ha l’obbligo di dimora: è l’inchiesta che ha inguaiato un teramano scoperto a far sesso con la minore

TERAMO. E’ poco più che una bambina. Ed è sola tra gli adulti: mamma e papà che dovrebbero proteggerla la vendono per un po’ di soldi, gli altri fanno finta di non sapere che quel corpo da donna ha solamente 13 anni. Il resto è la cronaca di un’indagine giudiziaria che inizia a dicembre con l’arresto di un uomo sorpreso a fare sesso con lei in auto e finisce qualche giorno fa con due ordinanze per i genitori della ragazzina accusati di sfruttamento aggravato della prostituzione minorile. Reato che il codice affida alla competenza della procura distrettuale, in questo caso quella dell’Aquila. Il padre e la madre sono due rom (non citiamo le generalità per tutelare la minore) di 59 e 37 anni: l’uomo è finito in carcere, la donna ha l’obbligo di presentarsi tutti i giorni alla polizia giudiziaria. La ragazzina da qualche mese è ospite di una comunità.

La sua storia racconta che accanto alla tratta delle immigrate, accanto alla vendita sui marciapiedi di minorenni straniere, schiave di protettori e tratte, sopravvive un’altra prostituzione minorile. Che non avviene nei vialoni periferici delle metropoli ma in un buio più buio delle notti sotto i lampioni: quello della famiglia. Dei parenti più o meno stretti. In una vita domestica a circuito chiuso fatta di silenzio, omertà, violenza, degrado. Di fame d’amore e denutrizione affettiva. E dentro questo universo di sofferenze estreme e ignorate si consuma l’ennesima storia. Succede alla periferia di Teramo, dove da qualche anno la famiglia si è trasferita. Ed è qui che nei primi giorni di dicembre dell’anno scorso i carabinieri della compagnia di Teramo (guidati dal maggiore Americo Di Pirro) hanno la prima conferma dei sospetti su cui ormai da tempo stanno lavorando: sorprendono un uomo di 55 anni che ha un rapporto sessuale con una ragazzina di 13 in auto. Scatta l’arresto, ma soprattutto inizia una delicata e complessa indagine che via via porterà allo scoperto uno squallido giro di adulti intorno alla ragazzina. Gli accertamenti non si fermano: dalla procura teramana (il titolare del caso è il pm Silvia Scamurra) parte la segnalazione a quella distrettuale (pm Stefano Gallo). Scatta anche la segnalazione al tribunale dei minori che dispone l’allontanamento della ragazzina dai genitori.

Nel frattempo i militari continuano un meticoloso lavoro di ascolto che li porta a raccogliere elementi che provano che ci sono più adulti che frequentano la ragazzina, ma che soprattutto a spingere la tredicenne ci sono il padre e la madre. Per venti, trenta euro. Senza pensare più di tanto ad una ragazzina di 13 anni disintegrata nella sua fragile identità; incapace di ribellarsi, lacerata nel senso di appartenenza che, nell’infanzia, fa dell’amore dei genitori la barriera contro tutti i mali del mondo. Tutto si consuma in una spirale di povertà culturale, emarginazione sociale, ma anche di complicità con chi avrebbe dovuto denunciare e invece diventa sodale. Per i genitori qualche giorno fa sono arrivate le ordinanze di misura cautelare firmate dal gip del tribunale dell’Aquila Romano Gargarella, per gli altri coinvolti sono in arrivo denunce. La ragazzina difficilmente potrà riprendersi la sua infanzia.

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