Ricorso contro la fusione con L’Aquila 

L’ente teramano chiede al Tar un provvedimento urgente per sospendere il decreto firmato da Marsilio a gennaio

TERAMO. Il dato è tratto. La Camera di commercio di Teramo ha depositato al Tar il ricorso contro il decreto della Regione che impone l’accorpamento all’ente camerale aquilano.
In sostanza l’ente presieduto da Gloriano Lanciotti contesta l’imposizione a procedere alla fusione e alla creazione della Camera di commercio del Gran Sasso, preceduta, a poche ore di distanza da una diffida a procedere inviata dalla Camera di commercio aquilana alla Regione e allo stesso ente teramano.
In sostanza nel ricorso stilato dagli avvocati Carlo Scarpantoni e Pietro Referza, l’ente chiede innanzitutto al Tar un provvedimento presidenziale d'urgenza per ottenere la sospensione del famigerato decreto del presidente della giunta regionale, il n°2 del 9 gennaio.
Il decreto presidenziale è atteso per questo fine settimana: potrebbe o non potrebbe concedere la sospensiva e poi potrà essere o meno confermato nella prossima camera di consiglio del Tar che si terrà il 25 o 26 febbraio o al massimo ai primi di marzo.
Fra i passi salienti del ricorso, che è molto tecnico in quanto ricostruisce tutto il percorso normativo iniziato nel 2015 che dispone la fusione delle Camere di commercio “minori”, c’è la tesi secondo cui il decreto ministeriale del febbraio 2018, qualora annullato dalla Corte costituzionale, travolgerebbe anche quello del 21 gennaio del 2017 che istituiva la Camera di commercio del Gran Sasso.
Ci sono poi altre questioni. Innanzitutto il fatto che non è stata rispettata la “sospensione impropria del giudizio” laddove penda una questione di legittimità costituzionale di una norma. E in effetti è attesa per l’8 aprile la decisione della Corte Costituzionale sulla norma che impone la fusione alle Camere di commercio. Altra questione riguarda l’incorporazione, operata dall’ente camerale aquilano, del centro studi Cresa nell'azienda speciale aquila il 27 dicembre 2019, operazione su cui nel ricorso si sollevano parecchi dubbie portata avanti senza interpellare l’ente di Teramo.
«Speriamo in un esito favorevole in modo da poter attendere la sentenza dell’8 aprile della Corte costituzionale», commenta Lanciotti, «il processo di accorpamento coinvolge 35 Camere in 10 Regioni: tutte sono rimaste ferme, in attesa della decisione della Corte Costituzionale, tranne l’Abruzzo. La Campania ha persino fatto un decreto di sospensione. Noi stiamo portando avanti una battaglia a difesa non tanto dell’ente in quanto tale, ma del territorio teramano, considerando che tutte le Camere d'Italia sono in attesa».
Una battaglia supportata da diversi enti – fra cui il Comune di Teramo e la Provincia – e associazioni datoriali che, hanno spiegato in una conferenza stampa, ritengono la sopravvivenza della Camera basilare per lo sviluppo economico del territorio teramano, soprattutto ora che ha a che fare con un difficile processo di ricostruzione post terremoto.
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