Sequestrati 15 laboratori gestiti da cinesi

Blitz in aziende dove si lavorava in condizioni igieniche disumane, molte producevano capi per ditte teramane

TERAMO. Sono entrati nei garage, nei sotterranei di palazzine come tante altre. E hanno trovato laboratori simili la lager sia per il numero di lavoratori stipati, che per le condizioni igieniche. Opifici in cui le condizioni di sicurezza sono sconosciute. In cui si mangia, si dorme e si lavora tutti nello stesso locale. E se si è fortunati la camera da letto è divisa dalle macchine da cucire da un sottile muro di cartongesso. Sono i laboratori gestiti da cinesi, in cui lavorano solo cinesi che grazie a condizioni di vita e a ritmi di lavoro disumani - è stata trovata alla macchina da cucire anche una donna vicina al parto - riescono a eseguire commesse a prezzi stracciati. E magari a produrre capi di false griffe o - è stato accertato - per conto di ditte teramane che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali per mancanza di commesse, lasciando a casa i propri lavoratori regolarmente assunti.

Tutto questo è “Chinajeans II” l’operazione portata avanti dal 26 novembre al 6 dicembre in tutta la provincia di Teramo - e soprattutto in Val Vibrata – dai carabinieri e dalla direzione provinciale del lavoro. Si tratta della seconda edizione di una serie di controlli già messi in campo nel marzo scorso, sempre dagli ispettori della Dpl e dal nucleo carabinieri Ispettorato del lavoro, diretti dal direttore Fabrizia Sgattoni, assieme al nucleo operativo del gruppo carabinieri Tutela del lavoro di Napoli comandati dal tenente colonnello Gaetano Restelli con l’ausilio del comando provinciale carabinieri di Teramo alle dipendenze del tenente colonnello Giovanni Tosti. I dettagli dell’operazione saranno illustrati lunedì in una conferenza stampa, ma qualcosa già è trapelato. All’interno degli opifici sono state trovate postazioni di lavoro attrezzate con macchine da cucire, con capi di abbigliamento e pelletterie già lavorati o da confezionare, con etichette di famose griffe.

Nello stesso spazio, accanto alle macchine, c’erano camere da letto divise solo da pareti di cartongesso e spazi per il pranzo. I locali di lavoro erano privi di riscaldamento, umidi, e privi di qualunque garanzia igienica e di sicurezza. Gli ispettori – sono stati impiegati 13 ispettori del lavoro della Dpl, 15 carabinieri del nucleo operativo e del Nil di Teramo e 18 dell’arma territoriale - hanno trovato al lavoro anche una gestante all’ottavo mese di gravidanza e una donna che aveva partorito da pochi giorni.

Sono stati controllati 18 laboratori tessili e di pellami, tutti irregolari e 124 lavoratori extracomunitari, di cui 36 in nero, tra cui 4 clandestini. Dagli accertamenti svolti è risultato che ben 8 dei 36 lavoratori in nero rientrerebbero nella procedura di emersione, le cui istanze sono state avanzate da datori italiani. I cinesi, invece di risultare al lavoro secondo quanto dichiarato dai rispettivi datori di lavoro, di fatto sono stati trovati negli opifici ispezionati, impiegati in attività completamente diverse e in luoghi non corrispondenti a quanto indicato nelle dichiarazioni di emersione. Sono stati sequestrati 15 immobili (tutti di italiani) adibiti a laboratori e macchinari per gravi violazioni in materia di salute e sicurezza, per un valore complessivo di 3 milioni 637mila euro.

Sono state impartite 866 prescrizioni per contestazioni di violazioni alle normative in materia di sicurezza, per un importo complessivo di 4 milioni 456.121 euro di ammende. Sono stati adottati 12 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale e contestate sanzioni amministrative per 150.100 euro. L’evasione contributiva accertata ammonta ad 855.882 euro.

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