Sfrattato il boss dell'usura

Casa confiscata, lui si oppone: «Sono malato e povero»

TERAMO. Lo Stato gli ha confiscato tutto: un patrimonio di cinque milioni che, secondo i giudici, è stato accumulato con l'usura. Ora è arrivato anche lo sfratto dalla casa in cui vive con la famiglia, ma il capoclan Attilio Campanella per il suo legale oggi è solo un anziano invalido che non può restare senza un tetto.

Per questo l'avvocato Vincenzo Di Nanna ha preso carta e penna e scritto al sindaco di Castellalto, il Comune in cui il rom e la sua famiglia abitano nella frazione di Castelnuovo. La casa confiscata, infatti, è stata assegnata all'ente che entro dieci giorni dovrà sfrattare la famioglia rom.

Campanella, 65 anni, in primo grado è stato condannato a 9 anni e 4 mesi per associazione a delinquere finalizzata all'usura. «Va ricordato», scrive il legale, «che nell'abitazione dimorano due minori in tenera età che rimarrebbero senza un tetto durante l'inverno. Attilio Campanella, ormai anziano ed invalido al 100% è stato privato di ogni proprietà e versa in condizioni d'assoluta indigenza».

Nella lettera il legale ricorda che i suoi assistiti hanno fatto ricorso alla Cassazione e che un accoglimento della Suprema Corte «potrebbe condurre all'annullamento del provvedimento di confisca». Per questo l'avvocato chiede al Comune di voler sospendere lo sfratto e concedere una proroga almeno sino all'esito del giudizio di Cassazione. Nel ricorso presentato ai giudici della Suprema Corte Di Nanna sottolinea un contrasto tra giudicati.

Nel 2007 il tesoro del clan Campanella è passato definitivamente allo Stato. Un patrimonio di cinque milioni, acccumulato con l'usura dal gruppo che faceva capo al rom Attilio Campnella: la Cassazione, con sentenza irrevocabile, lo ha sottratto per sempre al clan.

Lo Stato ha già incamerato cinque fabbricati (a Teramo, Roseto e Castelnuovo), 34mila metri quadrati di terreni, otto autovetture di grossa cilindrata e contanti per 540mila euro: beni che in totale vegono valutati 5 milioni. A Roseto la casa confiscata e attualmente di proprietà del Comune potrebbe ospitare la caserma della Finanza.

Le indagini erano scattate nell'agosto del 2003 e i carabinieri attraverso una serie di approfonditi riscontri contabili erano riusciti a individuare il patrimonio del clan e la sua provenienza. I militari del reparto operativo di Teramo accertarono che i Campanella, tramite dei prestanome, avevano aperto delle finanziarie per dare una parvenza di legalità alle attività usurarie. In realtà le finanziarie prestavano soldi a un tasso altissimo, pari al 30% mensile; nel 2003 avevano erogato prestiti per circa 400mila euro, ricevendone complesivamente un milione 250mila. Il gip, su richiesta della procura, decise di adottare ai sensi della legge antimafia il sequestro dei beni che potevano essere ascritti ai Campanella; l'anno dopo il sequestro fu trasformato in confisca dal tribunale e nel 2006 la confisca fu confermata dalla corte d'Appello. Nel 2007 la pronuncia definitiva della Cassazione. (d.p.)

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