Si incatenano per salvare il posto

A casa oltre 80 dipendenti, parte lo sciopero alla Phard di Mosciano

MOSCIANO. «Si vuole chiudere un'attività produttiva senza alcun motivo, mettendo sulla strada tanti lavoratori della zona che hanno dato tanto all'azienda e che presto rimarranno senza lavoro e prospettive». Sono incatenati ai cancelli dello stabilimento, i dipendenti della Phard e la Zu' di Mosciano Sant'Angelo.

Sono fiaccati dal sole cocente e dalla paura di ritrovarsi, da un momento all'altro, senza occupazione una novantina i lavoratori che hanno proclamato due giornate di sciopero, dalle 8.30 di ieri fino a domani, e che presidiano l'ingresso dei tre capannoni dell'azienda, nella zona industriale di Mosciano.

Uno sciopero compatto per contrastare la decisione di smantellare il sito produttivo a spostare l'attività a Nola e Prato, senza che venga realizzata alcuna nuova apertura o che il personale venga reimpiegato altrove: secondo gli operari, non verrà salvato nemmeno un posto di lavoro, se non quelli dei dirigenti e responsabili dell'azienda.

«Se il lavoro c'è, perché non deve rimanere qui?», afferma Antonio Taraschi, incatenato di fronte al capannone all'interno del quale i capi di abbigliamento, dal disegno su carta, si materializzano sulla stoffa e dove, dopo 11 anni di attività, rischiano di non venire più realizzati. Da circa quattro anni parte della produzione è stata spostata in Cina, ed ora l'azienda vuole riportarla in Italia, a Prato, dove, sostengono gli operai, verrà affidata in buona parte a lavoratori stranieri: questo spiegherebbe anche i 50 licenziamenti effettuati negli ultimi due anni.

«Sono disposti ad accettare oltre 80 licenziamenti per salvare il loro business», afferma Taraschi, il quale, assieme a Fabio Benintendi, evidenzia l'unicità del lavoro grafico, creativo e di ricerca che viene svolto nello stabilimento, senza il quale saranno di certo penalizzati anche i tanti laboratori tessili, presenti nel teramano, che collaborano con la Phard e la Zu'.

«Non ha senso spostare altrove la produzione, sfugge la vera logica dell'operazione», continua Benintendi: «Le motivazioni addotte, fra cui la razionalizzazione delle spese, sono fasulle». Intanto oggi il tavolo delle trattative, attivo da un mese, passa alla Provincia, dove in mattinata si terrà un incontro fra lavoratori ed autorità al quale, pare, non parteciperà l'amministratore delegato dell'azienda. Mentre di fronte i cancelli della Phard continueranno a stazionare gli striscioni con le emblematiche scritte: «Non si chiude la Phard di Mosciano per la villa di Posillipo e "lu bisniss" a Prato» e «Vogliamo lavorare ma a Mosciano stare».

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