Silvi, la discoteca Caesar resta chiusa

Il Tar respinge il ricorso delle società proprietarie contro il Comune che ha revocato la licenza. Secondo i magistrati  l’amministrazione ha agito rispettando le norme previste per la sicurezza pubblica

SILVI. La discoteca Caesar di Silvi resta chiusa: lo ha deciso il Tar Abruzzo che ha respinto il ricorso fatto dalle società proprietarie contro il Comune di Silvi che nel 2008 aveva adottato dei provvedimenti per la cessazione dell’attività di pubblico spettacolo e aveva revocato la licenza per l’esercizio dell’attività di intrattenimento danzante. Le società si erano rivolte ai giudici amministrativi contestando il fatto che l’amministrazione avesse disposto l’interruzione dell’attività e la revoca della licenza senza «averle edotte del proprio intendimento mediante la comunicazione ex rt. 7 della legge numero 241 del 1990 e senza che sussistessero valide ragioni di urgenza o di ordine pubblico» e che l’ente avesse adottato un atto «non proporzionato alle accertate infrazioni». Entrambi i motivi sono stati respinti dai giudici. «Il collegio rileva che in entrambi i provvedimenti impugnati l’amministrazione ha dato atto di avere omesso la comunicazione di avvio del procedimento per motivi di urgenza connessi a ragioni legate alla pubblica sicurezza e che entrambi gli atti gravati conseguono all’accertamento, a seguito di sopralluogo, di gravi violazioni tutte concernenti norme sulla sicurezza dei locali e, quindi, idonee a incidere sull’incolumità di coloro che vi lavorano e di coloro che li frequentano». E i giudici, nel respingere il secondo motivo del corso, scrivono: «Dal provvedimento di revoca della licenza si evince che la stessa commissione di vigilanza ha ritenuto che l’attività non potesse essere mantenuta in esercizio ai sensi dell’articolo 80 del testo unico di pubblica sicurezza. Dalla sola lettura della molteplicità e dell’entità delle violazioni accertate a carico del gestore del locale si evince che le stesse non solo non hanno la natura bagatellare che vorrebbe attribuire loro la parte ricorrente, ma che le stesse, oltre ad essere numerose, riguardano per la maggior parte i sistemi e gli impianto richiesti dalla normativa anticendio e volti a rendere il locale sicuro per gli avventori e i lavoratori, anche in ipotesi di un’emergenza». Il provvedimento dell’allora amministrazione comunale era scaturito da una serie di controlli eseguiti in più occasioni dai carabinieri.(d.p.)