Teramo, acqua e zucchero razionati ai pazienti ricoverati in ospedale

A colazione la ditta che distribuisce i pasti fa scegliere se dolcificare il latte o avere la marmellata. E i degenti non possono ottenere una minerale in più 

TERAMO. Tempo di carestia all’ospedale. E’ quanto lamentano i ricoverati, che da qualche giorno hanno subito un razionamento che, a dire il vero, ricorda i tempi bui della guerra.
Da una decina di giorni gli addetti alla distribuzione dei pasti che passano nelle varie divisioni chiedono ai degenti se, per colazione, vogliono la bustina di zucchero o la mini vaschetta di marmellata. Le prime volte i malati, o i loro assistenti, non volevano credere alle proprie orecchie.
E così gli addetti hanno spiegato che i due cibi erano alternativi: o si prende lo zucchero per addolcire il latte e orzo, oppure si prende la marmellata da spalmare sulle fette biscottate. Entrambi non si può. Questione, lasciano intendere gli addetti, di capitolato d’appalto. Pare infatti che la nuova ditta che da qualche tempo ha preso in gestione il servizio ristorazione, non sia tenuta, come da capitolato d’appalto stilato dalla Asl, a fornire entrambi gli alimenti ai pazienti. Evidentemente chi ha redatto il capitolato era diabetico, o a dieta perenne.
Comunque sia, i pazienti protestano: «Sembra di essere tornati indietro di trent’anni, quando se si veniva ricoverati e ci si doveva portare lo zucchero. Se continua così fra poco ci dovremo portare anche la carta igienica, come si faceva allora. E’ uno scandalo: è come se nei bar mettessero a pagamento le bustine di zucchero. Quanto risparmia la ditta appaltatrice negandoci una bustina?».
Ma, purtroppo, non è tutto. E’ stata razionata anche l’acqua. Attualmente i pazienti hanno diritto a una bottiglietta da mezzo litro a pranzo e un’altra e cena. Impossibile bere più di un litro, dunque. E dire che tutti i nutrizionisti consigliano di berne almeno due. «L’altro giorno il mio vicino di letto doveva sottoporsi a un intervento chirurgico e il giorno prima doveva prendere una purga, che va sciolta nell’acqua», racconta un degente, «in reparto non avevano bottiglie d’acqua perchè la ditta che ha in appalto il servizio ristorazione non le fornisce più. Insomma, è dovuto andare al bar a comprarla. Ma come è possibile? In ospedale non c’è l’acqua per scioglierci le medicine? Se la situazione è questa allora la Asl facesse una circolare che autorizza i reparti a somministrarci acqua del rubinetto».
«Qualcuno si assuma la responsabilità di quello che sta accadendo: già non è una passeggiata stare qui», aggiunge un altro paziente, «ma anche con lo zucchero e l’acqua razionati sembra una presa in giro. I medici ci dicono che dobbiamo bere tanto. Ma l’acqua non ce la danno. Va bene, ce la compriamo da soli. Ma vorremmo capire quanto risparmia la Asl lesinandoci un paio di bottigliette e una bustina di zucchero al giorno». La Asl contattata, non per ora non rilascia dichiarazioni.
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