Alcune palazzine Ater sgomberate a Teramo dopo il terremoto

Teramo, altri 235 sgomberi. Gli sfollati salgono a quota 4.700  

La ricostruzione stenta mentre mancano ancora 58 edifici da controllare. Il Comune gestirà le pratiche dei privati, ma non c’è la convenzione con l’Usr

TERAMO. I numeri dicono che l’emergenza non è ancora finita. A quasi un anno dalle prime, violente scosse del 24 agosto il conto dei danni è ancora in corso e la ricostruzione stenta a manifestarsi con risultati concreti. L’unico dato positivo è che ormai il bilancio dei disastrosi effetti dei terremoti dei mesi scorsi è quasi completo. All’appello mancano le ultime 58 verifiche su edifici lesionati e a quel punto l’elenco delle richieste d’intervento sarà esaurito. In 11 mesi, dati alla mano, il Comune con il supporto delle squadre di Protezione civile ha smaltito 5.385 istanze di sopralluogo in edifici privati delle 5.577 presentate. Gli sfollati si attestano quasi a 4.700 e, com’era prevedibile fin dall’inizio della crisi sismica, la frequenza di emissione dei provvedimenti connessi alla situazione emergenziale si è tutt’altro che attenuta con il passare del tempo.
Solo negli ultimi giorni, quando ormai sono trascorsi sei mesi dalle scosse di metà gennaio, il sindaco Maurizio Brucchi ha firmato 235 ordinanze collegate al terremoto. Il totale delle dichiarazioni d’inagibilità di strutture pubbliche e private si attesta così a 1.654. Gli ultimi a chiudere i battenti per le lesioni provocate dai terremoti sono stati in particolare ex edifici scolastici adibiti a seggi elettorali e sedi di comitati di frazione a Castagneto, Monticelli, Villa Rupo, Villa Viola e Villa Tofo. Le ordinanze emesse in questi giorni dal primo cittadino, però, hanno costretto ad abbandonare le loro abitazioni anche 91 famiglie, che vanno ad ingrossare la schiera dei cittadini trasferiti in hotel o in altri appartamenti presi in affitto e da pagare con il contributo di autonoma sistemazione. In totale sono 1.560 i nuclei familiari sgomberati. Di questi, poco più di mille vengono assistiti dal Comune tramite l’erogazione del contributo economico, con un esborso mensile di poco superiore a 712.600 euro. In albergo restano, invece, 127 famiglie. A fronte di cifre dell’emergenza che solo ora, a verifiche di fatto concluse, accennano a stabilizzarsi, i dati relativi al superamento della fase critica e al tanto evocato ritorno alla normalità continuano a essere scarni. Appena 15 nuclei familiari, infatti, hanno potuto fare ritorno nelle loro abitazioni a seguito di lavori di messa in sicurezza o di ulteriori controlli che ne hanno accertato la stabilità.
La ricostruzione, soprattutto quella riferita agli edifici classificati come B e dunque riparabili con interventi leggeri, non ha ancora preso l’abbrivio auspicato. «Serve un’accelerazione», evidenzia Brucchi, «chi può va messo nelle condizioni di rientrare nella propria casa». Da definire restano ancora aspetti burocratici relativi alla divisione delle competenze tra ufficio speciale per la ricostruzione e Comuni. Nel corso dell’ultima riunione a Pescara la questione è stata chiarita, ma manca l’atto che concretizza la decisione.
«I Comuni gestiranno le pratiche relative alla ricostruzione privata anche per la parte che interessa l’ammissione al finanziamento», fa sapere il sindaco, «mentre l’ufficio speciale eserciterà una funzione di controllo a campione e si occuperà direttamente delle procedure di ripristino degli edifici pubblici». Questo assetto, però, va reso operativo con la firma di una convenzione. Del documento sa sottoscrivere si parlerà probabilmente nel corso della riunione tra i sindaci e il direttore dell’ufficio per la ricostruzione Marcello D’Alberto convocato per martedì e che dovrebbe imprimere l’attesa svolta al meccanismo burocratico per la riparazione e il risarcimento dei danni dovuto al sisma. Il Comune, nel frattempo, è stato autorizzato all’assunzione di quattro operatori, con contratto Co.co.co fino al 31 dicembre, da destinare alla struttura interna dell’ente che gestirà le pratiche della ricostruzione privata. Dal Cor, il centro di coordinamento regionale, non è ancora arrivato invece il via libera al progetto presentato dall’amministrazione un mese fa per la messa in sicurezza dell’ingresso del cimitero di Cartecchio.
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