Teramo, bimba disabile: la Regione paga 2 milioni

La Regione paga i genitori teramani che a causa di un errore medico – riconosciuto dai tribunali in due gradi di giudizio – devono accudire da 19 anni una figlia completamente disabile, ed evita così il pignoramento del bilancio per una cifra di due milioni e mezzo di euro.

TERAMO. La Regione paga i genitori teramani che a causa di un errore medico – riconosciuto dai tribunali in due gradi di giudizio – devono accudire da 19 anni una figlia completamente disabile, ed evita così il pignoramento del bilancio per una cifra di due milioni e mezzo di euro. Un accordo transattivo da circa due milioni è stato raggiunto giorni fa alla presenza del segretario generale dell’ente Enrico Mazzarelli e del legale della famiglia Giovanni Gebbia, e da domani ogni giorno è buono per metterlo nero su bianco. Si chiude finalmente, dopo quasi vent’anni di battaglia nelle aule giudiziarie, una vicenda che definire spiacevole è poco. Così spiacevole che il presidente della Regione, Gianni Chiodi, ha ritenuto di intervenire di persona – tramite il suo uomo di fiducia Mazzarelli – per risolverla e per la quale ora si sente in dovere di scusarsi a nome dell’ente che rappresenta, anche se responsabilità dirette della sua amministrazione non ve ne sono.

Chiodi dichiara al Centro: «Ho letto le sentenze, è un caso davvero incredibile di 19 anni fa che poteva essere chiuso molto tempo prima. Capisco la burocrazia, per carità: il burocrate prima di pagare attende che un giudice glielo ordini. Ma, francamente, chiudere subito questo caso sarebbe stato conveniente per tutti e adesso ritengo che, a parte la convenienza economica della transazione, che devono valutare gli uffici legali, sia giusto dal punto di vista etico. Chiedo scusa a nome di chi c’era prima di me e del sistema sanitario regionale, non è possibile che una famiglia abbia il giusto risarcimento per un danno così grave dopo vent’anni».

La vicenda era cominciata nel dicembre ’92, quando la madre incinta della ragazza disabile era stata ricoverata al Mazzini di Teramo per problemi nella gestazione. I medici l’avevano trascurata, intervenendo solo venti giorni dopo: troppo tardi, perché nel frattempo la nascitura aveva bevuto il liquido amniotico, riportando gravi danni cerebrali. Nata nel gennaio ’93, la piccola non ha mai potuto avere una vita normale e oggi è una giovane donna di 19 anni che non parla, è assente rispetto al mondo che la circonda e ogni tanto ha delle crisi di autolesionismo. I suoi familiari hanno speso e spendono ancora molti soldi per accudirla e curarla e si sono svenati per portare avanti la causa civile per il risarcimento del danno. Quando a luglio la Corte d’appello ha confermato la sentenza di primo grado, datata 2005, è diventato inevitabile che la Regione pagasse. Ma gli uffici dell’ente non si sono mossi, non dando seguito a una prima proposta di transazione avanzata dall’avvocato Gebbia, ed è dovuto scendere in campo il vertice politico per chiudere il caso prima che scattasse un pignoramento del bilancio che sarebbe stato la vergogna finale.

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