Teramo, crac Di Pietro: ex amministratore accusa

L'indagato Zacchei al pm: non è mia la firma su 97 assegni per due milioni e mezzo

TERAMO. Crac Di Pietro: in procura sfilano gli indagati dell'inchiesta per bancarotta che coinvolge anche due società immobiliari le cui quote sono state sequestrate nello studio commerciale Chiodi-Tancredi. Ieri mattina è stata la volta di Antonio Zacchei, dal 2005 al 2009 amministratore della Dft Grafiche Srl, una delle quattro società fallite.

L'uomo è stato sentito per ricostruire il passaggio di 97 assegni per un valore complessivo di circa due milioni e mezzo di euro. Zacchei, accompagnato dai suoi legali, ha detto di disconoscere la sua firma su quegli assegni. Altro argomento affrontato nel corso dell'audizione davanti al pm Irene Scordamaglia è stata quella della sparizione della documentazione contabile della Dft Grafiche, fallita nel 2009.

L'uomo ha ribadito che quella documentazione era depositata nel garage di un'abitazione di Alba ed è andata distrutta nell' alluvione del 2007. La procura gli contesta di aver presentato la denuncia solo nel gennaio del 2010 (quindi oltre due anni dopo l'evento). E non solo. Secondo gli accertamenti fatti dagli inquirenti tramite l'ufficio urbanistico di Alba nella via in cui si trova il garage con l'alluvione ci sarebbero stati solo problemi di acqua sporca ma non di fango. Intanto restano in carcere due dei quattro arrestati.

I giudici del Riesame hanno accolto per la sola Loredana Cacciatore - che è tornata in libertà - il ricorso presentato dall'avvocato Cataldo Mariano, rigettandolo invece per Maurizio Di Pietro e Guido Curti, che restano a Castrogno, e per Nicolino Di Pietro (fratello di Maurizio), da poco agli arresti domiciliari. Le indagini hanno accertato che le 4 società, tutte riconducibili ai Di Pietro, a Curti e alla moglie, sono fallite a distanza di breve tempo l'una dall'altra. Una sorta di effetto domino accompagnato da uno spostamento di denaro da una società all'altra con sottrazione dei soldi ai creditori. Restano sotto sequestro preventivo le quote della Kappa Immobiliare srl e della De Immobiliare srl, le società che hanno sede legale nello studio del presidente della giunta regionale Gianni Chiodi e del suo socio commercialista Carmine Tancredi.

Per l'accusa sono il terminale dei soldi sottratti da quattro fallimenti. Denari che - per la procura - sono stati trasferiti all'estero e poi fatti rientrare in Italia attraverso un giro di depositi su conti correnti svizzeri e società cipriote proprietarie del 99% delle quote delle due società. Tancredi, che non è indagato, a giugno è stato sentito dalla Finanza come teste e il suo studio è stato perquisito.(d.p.)

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