Teramo, esce dal coma dopo 4 mesi e partorisce un bimbo sano

Dopo l’intervento salvavita per la rottura di un aneurisma cerebrale la donna, 40 anni, viene sottoposta a cesareo e partorisce un bel maschietto di 2 chili e 400 grammi

TERAMO. E’ arrivata all’ospedale di Teramo in coma. E ora ha partorito un bel maschietto di 2 chili e 400 grammi. Il miracolo della vita questa volta è davvero speciale. I medici dell’ospedale di Teramo sono riusciti a salvare lei, M.E.R., e anche il bambino. Tutto è iniziato il 25 novembre quando la donna 40enne si è sentita male mentre era in una farmacia a Martinsicuro. La donna si è accasciata al suolo ed è stata soccorsa dall’ambulanza del 118, che l’ha trasportata all’ospedale di Sant’Omero. Qui i medici le hanno riscontrato una forte cefalea e un aumento della pressione endocranica, sintomi di emorragia cerebrale. Ma essendo al quinto mese di gravidanza, i medici hanno preferito non sottoporla a Tac: l’hanno trasferita all’ospedale di Teramo per farla sottoporre a risonanza magnetica e ad angiotac, che hanno confermato l’emorragia dovuta alla rottura di un aneurisma dell’arteria cerebrale anteriore.

M.R. a questo punto è stata portata in emodinamica, dove l’equipe di radiologia interventistica le ha praticato un'embolizzazione, sono state cioè posizionate spirali di titanio nell'arteria che stava sanguinando in modo da arrestare l'emorragia. Poi è stata ricoverata in rianimazione. «Tutte le equipe coinvolte», spiega il primario dell’ostetricia e ginecologia, Anna Marcozzi, «hanno porto particolare attenzione non solo a salvare la madre, ma anche a preservare la gravidanza. I colleghi della rianimazione, ad esempio, l’hanno tenuta in coma farmacologico il meno possibile, in modo da utilizzare meno farmaci». M.E.R. infatti è stata svegliata il giorno dopo l’intervento, anche se poi la sua permanenza in rianimazione si è protratta diversi giorni, dopo i quali è stata per un mese in neurochirirgia.

«Per la gravidanza l’abbiamo presa in carico noi», spiega il primario, «che avevamo già controllato la situazione del bambino durante il ricovero in rianimazione e in neurochirurgia. Una settimana fa, alla trentasettesima settimana di gestazione, le abbiamo fatto un taglio cesareo: dopo l’embolizzazione le è rimasta un po’ di ipertensione e la situazione si è complicata con una placenta previa. L’intervento è andato bene e sia la mamma che il bambino, che persa 2 chili e 400 grammi, godono di ottima salute». Il bambino, in quanto prematuro, è ancora ricoverato nella neonatologia, mentre la mamma ieri è ufficialmente stata dimessa, ma resterà in ospedale per stare vicina al suo piccolo, fino a quando - fra qualche giorno - non potrà tornare a casa con il neonato dagli altri tre figli. Ovviamente M.E.R. continuerà ad essere seguita dai medici del Mazzini, anche per l’aspetto neurologico.

«Eventi del genere danno una grande gratificazione», commenta Anna Marcozzi, «il tempestivo intervento di embolizzazione ha salvato la vita alla madre ed è stato fatto in tempi brevissimi per evitare il più possibile l’esposizione ai raggi X e al mezzo di contrasto. Anche la ridotta sedazione in rianimazione ha preservato il bambino. Noi siamo stati sempre fiduciosi, i bambini sono più forti di quanto si immagini». Ovviamente la 40enne è contenta, anche perchè temeva che il piccolo, dopo tutte le traversie, avrebbe potuto subire qualche danno. «Era tanto contenta che il giorno dopo dell’intervento voleva scendere dal letto ad abbracciarci», racconta il primario, «queste cose danno un’ulteriore motivazione alla professione».

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