Teramo, inneggia alla guerra santa: espulso un rifugiato del Pakistan

Sul profilo Facebook del 27enne denunciato dalla fidanzata anche manuali in arabo su come usare le armi

TERAMO. Il capo della polizia Franco Gabrielli lo ripete da anni: «La guerra all’Isis si combatte anche e soprattutto on line». E la lotta contro la radicalizzazione in rete è serrata. Nelle grandi e nelle piccole realtà. Come quella di Giulianova e Teramo dove un giovane pakistano sul suo profilo Facebook postava foto inneggianti alla Jihad e all’Isis, immagini dei leader del terrorismo islamico e manuali in arabo sull'utilizzo di pistole e armi leggere, ma anche su esplosioni a distanza. S.M., 27 anni, musulmano, entrato in Italia dalla Francia nel 2015 come richiedente asilo, passato da Cremona a Campobasso al Teramano è stato espulso perchè «pericoloso per la sicurezza e la tranquillità pubblica». Gli accertamenti hanno escluso che stesse progettando attentati o che abbia collaborato nella ideazione di qualche recente attività terroristica.

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FUORI DALL’ITALIA. A firmare il provvedimento è stato il prefetto Graziella Patrizi dopo una lunga e articolata indagine della Digos, guidata da Luca Benedetti, con il supporto del compartimento regionale della polizia postale guidato da Elisabetta Narciso. «È uno dei primi provvedimenti in Abruzzo», ha detto il questore Enrico De Simone, «basato, oltre che sulla mancanza del requisito giuridico del titolo per la permanenza sul territori italiano, anche sulla pericolosità sociale. Abbiamo monitorato a fondo questa persona per essere sicuri che non avesse coinvolgimenti diretti con altre persone simpatizzanti del fenomeno estremista, prima di chiedere il provvedimento». Il pachistano, proprio su disposizione del questore, ieri mattina è stato accompagnato nel centro di permanenza e rimpatri di Torino, in attesa di essere rimpatriato nel Paese di provenienza.
CHIEDEVA ASILO POLITICO. Entrato in Italia come richiedente asilo nel 2015 dalla Francia, passato attraverso diverse residenze tra il Molise e la provincia teramana, il 27enne a Giulianova aveva una relazione sentimentale con una donna romena risultata estranea ad ogni cosa. E con lei, per qualche tempo, aveva fatto il badante in casa di due anziani. Dopo un periodo di separazione, da qualche settimana l’uomo era tornato a vivere con lei in un appartamento a Teramo. Per otto mesi gli agenti della Digos, coordinati dalla procura distrettuale antimafia dell’Aquila, hanno censito ogni suo movimento su Facebook, su un profilo non corrispondente alle sue generalità, «ma sfacciatamente collegato alla sua Sim» hanno detto gli investigatori nel corso della conferenza stampa. Postava di tutto e, in particolare, quelle indicazioni su come usare le armi. Nel corso della perquisizione domiciliare a Teramo il 27enne non è stato trovato in possesso del passaporto che, si è poi scoperto, aveva nascosto da un connazionale ospite di un centro di accoglienza a Campobasso. Per gli investigatori segnale inequivocabile del fatto che volesse ostacolare in tutti i modi il suo rimpatrio. Sulla base degli accertamenti fatti la commissione nazionale per il diritto di asilo aveva già revocato la protezione e, sulla base di questo, la questura di Campobasso aveva detto no al rilascio del permesso di soggiorno. Fino al provvedimento di espulsione del prefetto di Teramo.
LE RICERCHE IN RETE. E’ stato un lavoro certosino quello fatto dagli investigatori che hanno messo in campo tutti i recenti strumenti di indagine telematica. Una vera e propria operazione di “debunking”, in inglese smascherare, nella lotta contro la radicalizzazione in rete. Perchè arrivare al profilo Facebook non è stato facile e soprattutto non lo è stato spingersi oltre, in quei meandri della rete in cui l’uomo cercava e trovava foto inneggianti alla Jihad, immagini dei leader del terrorismo islamico e manuali in arabo sull'utilizzo di pistole e armi leggere.
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