Malasanità al Mazzini. La famiglia presenta un esposto alla procura e fa aprire l’inchiesta

Teramo, muore dopo tre interventi la famiglia: "Giustizia per Michele"

Il meccanico delle moto muore dopo tre interventi

TERAMO. E' entrato in ospedale per un intervento che lui e i suoi familiari credevano di routine, ma dall'ospedale non è più uscito. E' la triste storia di Michele Di Lodovico, 63 anni, conosciuto e apprezzato titolare, insieme al fratello, di un'officina a piazza del Carmine specializzata nelle riparazioni di motociclette. Di Lodovico è morto il 26 maggio, dopo un mese di ricovero. La moglie, Ivana Di Filippo, ha presentato lunedì una denuncia alla procura. A raccontare quel mese di sofferenza in Chirurgia sono il fratello Alvaro e la figlia Michela. ‹‹Ci è stato presentato come un intervento di routine per risolvere il problema nato a ottobre, quando per un blocco intestinale gli misero una stomia››, esordiscono Alvaro e Michela Di Lodovico, ‹‹ci è stato detto che era un banale intervento di ricanalizzazione››.

In parole semplici, bisognava togliere la sacca e ricucire i due tratti dell'intestino. ‹‹Mio padre era stato sottoposto in precedenza ad altri interventi: un trapianto renale e la sostituzione di una valvola aortica››, racconta la figlia, ‹‹e veniva trattato con un anticoagulante. Da quanto abbiamo ricostruito, ma sarà la magistratura a verificarlo, ci sono stati problemi nella somministrazione di questa medicina. Il 9 maggio è stato operato. Riportato mio padre in reparto, dicono a mia madre che gli avevano anche asportata la milza a causa di una scoagulazione››.

Michele Di Lodovico non si riprende, anzi, comincia a peggiorare. ‹‹La moglie, che ha fatto l'infermiera››, continua il fratello, ‹‹aveva segnalato che lo vedeva anemico, tant'è che poi gli hanno messo due sacche di sangue, e anche che la sacca con l'urina era scura e che questo era un fatto sospetto. Il 13 maggio è stato portato d'urgenza in sala operatoria per una perforazione dell'anastomosi (la sutura delle due parti dell'intestino ricongiunte, ndr) e della conseguente peritonite. Nell'intervento è stato effettuato il riposizionamento della stomia e pulizia dell'addome. Subito dopo per due giorni è stato in rianimazione, il terzo è migliorato ed è stato riportato in reparto››. Ma al paziente viene ben presto la febbre alta, per cui gli viene fatta una Tac che evidenzia un ascesso. Da qui - è il 21 maggio - il terzo intervento "di pulizia". ‹‹All'uscita l'hanno portato in rianimazione››, aggiunge la figlia, ‹‹ma il medico ci ha detto che è andato tutto bene. Sono stati momenti di grave preoccupazione e ansia, ma abbiamo riacquistato fiducia perchè il medico ci ha rassicurato. Qui i primi due giorni papà era stabile, ma poi sono iniziate febbre ed emorragie, che hanno tentato di tamponare››.

E' tutto inutile e all'alba del 26 muore. ‹‹Forse se la seconda operazione fosse stata fatta prima, se si fossero resi conto che c'era un'infezione in atto, si sarebbe potuto salvare››, osserva Alvaro, ‹‹noi vogliamo che si accerti la verità e se ci sono responsabili nella morte del nostro caro e in questo caso devono pagare. Non si può aver paura di andare in ospedale. E' una struttura pubblica e ci si deve poter fidare. A noi è stato detto che non c'erano rischi particolari, se fosse stato il contrario era loro dovere dircelo››.

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