Tercas, i pugliesi tagliano tre dirigenti in Abruzzo

Non è un’epurazione punitiva legata al crac: le loro posizioni sono state inglobate nella capogruppo

TERAMO. Tre dirigenti della Tercas sono stati silurati dai nuovi proprietari del gruppo bancario, la Banca Popolare di Bari. Benedetto Cingoli (dirigente dell’area organizzazione e servizi) e Vincenzo Rofi (responsabile dell’area auditing con un ruolo anche in Caripe), entrambi teramani doc, e Nico Lucidi di Sant’Egidio alla Vibrata (dirigente dell’area finanza) tra mercoledì sera e giovedì mattina hanno ricevuto il benservito dal nuovo direttore generale Nicola Loperfido. Hanno dovuto prima liberare e poi lasciare in poche ore i propri uffici.

Non si è trattato di licenziamenti punitivi, ovvero di un’epurazione legata alla vicinanza dei tre dirigenti con l’ex direttore generale Antonio Di Matteo, l’uomo che con la sua spericolata gestione ha trascinato la Tercas nel baratro. È bene sottolineare infatti che Cingoli, Rofi e Lucidi – che peraltro erano in direzione generale anche prima di Di Matteo – non sono stati coinvolti nelle indagini penali sul crac della Tercas e non fanno parte di coloro verso i quali il commissario di Bankitalia Riccardo Sora ha promosso un’azione di responsabilità civile. Durante il commissariamento, non a caso, avevano conservato il proprio ruolo apicale. Si trattava, insomma, di persone che hanno sempre lavorato bene e non avevano ricevuto contestazioni di sorta. Niente a che vedere, insomma, con gli otto dipendenti licenziati nei mesi scorsi dopo aver ricevuto degli addebiti disciplinari.

Perché, dunque, il siluramento di Cingoli, Rofi e Lucidi? È accaduto, molto più freddamente, che la Popolare di Bari ha soppresso le loro tre posizioni nell’ambito di un’inevitabile riassetto organizzativo. In sostanza: quei tre ruoli sono stati inglobati dalla capogruppo pugliese. Vista la particolare natura del contratto dei dirigenti d’azienda, che prevede la possibilità di un’interruzione del rapporto con il datore di lavoro anche senza quella “giusta causa” che invece serve per mandare a casa un dipendente “normale”, Pop Bari ha potuto tagliarli da un giorno all’altro. Ed è presumibile che i tre non possano opporsi al provvedimento.

I nuovi vertici della banca non hanno rilasciato dichiarazioni in proposito. Il presidente di Tercas Gianluca Brancadoro ci ha dirottati al dg Loperfido, che però non ha risposto al telefono. Una cosa è certa, e cioè che l’arrivo della nuova proprietà non può non avere conseguenze dolorose. Pop Bari, insomma, ha cominciato a fare dei tagli che sono nell’ordine delle cose quando un gruppo bancario ne acquista un altro. Già si parla di soppressioni di filiali considerate “doppione” sia in provincia di Teramo che di Pescara. Su questo i sindacati sono pronti a sedersi a un tavolo, come ha dichiarato ieri Francesco Trivelli della Cgil, ma è difficile che questi tagli possano essere evitati.(d.v.)

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