Tercas, resa dei conti tra gli ex vertici

Bankitalia farà contestazioni a 18 dirigenti che possono accusarsi a vicenda

TERAMO. La resa dei conti in Tercas ci sarà tra un mese. La relazione degli ispettori di Bankitalia pende come una spada di Damocle sull'ex esecutivo sostituito dal commissario. Sono 18 i personaggi ai quali l'atto sarà notificato entro il 20 maggio. Da quel giorno ciascuno di questi personaggi avrà trenta giorni di tempo per esporre le proprie controdeduzioni. I diretti interessati sono, oltre all'ex presidente, l'avvocato Lino Nisii e l'ex direttore generale Antonio Di Matteo, sostituito da Dario Pilla, ex Banca dell'Adriatico, anche i componenti del cda estromessi insieme a Nisii da Bankitalia e Mario Monti, e i membri dell'ex collegio sindacale. A questi, gli ispettori della banca centrale contesteranno presunti errori nella governance e nei sistemi di controllo del rischi.

COSA PUO' ACCADERE. La relazione non entra nei particolari di storie finora emerse, come i 23 milioni dati in prestito al costruttore romano, Raffaele Di Mario, travolto dal crac, oppure di altre vicende non ancora conosciute. Ma i 18 destinatari, nel mese a disposizione, documenteranno le loro controdeduzione. Sarà giugno il periodo più caldo che riserva sviluppi. Non è un azzardo ipotizzare che, proprio nella fase delle controdeduzioni, qualcuno degli ex vertici della banca di corso San Giorgio scaricherà le contestazioni di Bankitalia su altri ex. Come si difenderà l'ex dg Di Matteo? Chiamerà in causa l'ex presidente Nisii? E come reagirà quest'ultimo? Sono domande lecite, che però avranno risposte lunghe perché la vigilanza di Bankitalia ha poi 240 giorni a disposizione per completare l'istruttoria. Ma c'è anche un dopo-Di Matteo - che si è dimesso alla fine dell'agosto scorso - preso in considerazione da Bankitalia.

C'E' UN SOSPETTO. Il dopo-Di Matteo riguarda il periodo di permanenza in Tercas, nell'autunno scorso, degli ispettori di via Nazionale. E alle risposte fornite dalla banca. In questo caso ci sarebbe un'ipotesi di «ostacolo alla vigilanza». L'articolo del codice civile che lo contempla è il 2638. Riguarda «gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari e i sindaci sottoposti per legge alle autorità pubbliche di vigilanza» che «nelle comunicazioni alle predette autorità previste in base alla legge espongono fatti materiali non rispondenti al vero, al fine di ostacolare l'esercizio delle funzioni di vigilanza». Ma è solo un sospetto. Come ha confermato anche Nisii, interpellato dal Centro.

LA SFIDA DI TANCREDI. Nella città delle banche si registra anche un altro segnale. Riguarda la Banca di Teramo che ha convocato, per sabato 19 maggio, l'assemblea dei soci per approvare il bilancio del 2011. Un consuntivo che, per la prima volta, fa segnare una perdita di gestione di 3,8 milioni di euro a fronte di un capitale sociale di poco inferiore ai 10 milioni. Così come sarà la prima volta, dalla nascita della banca di credito cooperativo avvenuta nel 1997, che il presidente del cda, Antonio Tancredi, non parteciparà all'assemblea. L'onorevole è ricoverato da più di una settimana al Gemelli di Roma. Abbiamo interpellato il figlio Paolo, senatore del Pdl: «Siamo in un momento in cui le banche italiane hanno a che fare con la crisi, ma la perdita della Banca di Teramo non è dovuta a sofferenze, a problemi patrimoniali. La banca non ha, in altre parole, alcuna necessità di ricorrere a una ricapitalizzazione». Allora ci può spiegare cosa sta accadendo? «La perdita di gestione è stata programmata da mio padre e dal cda attraverso una cartolarizzazione di 15 milioni euro di crediti vantati dalla banca ma diventati inesigibili». E questa operazione voluta ha portato alla perdita degli oltre 3 milioni di euro? «Esatto. La dimostazione che si è trattato di una operazione corretta», rivela infine il senatore Tancredi, «è che la banca ha subìto un'ispezione di Bankitalia che, alla fine, non ha avuto nulla da ridire sulla governance».

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